ANNI ’30 – IL PROGETTO DI UNA NUOVA RADIO IN LINGUA GIAPPONESE

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Siamo in Giappone, agli inizi degli anni trenta. Sussistono ancora molte suddivisioni di lingua, alcune parole possono essere usate dagli uomini ma non dalle donne senza il rischio di passare per ineducate. Ci sono anche esempi contrari nonché differenziazioni di classe. A ciò si aggiunga l’enorme differenza tra lingua scritta e lingua parlata. Insomma, una vera e propria torre di Babele che, in quanto tale, offre sempre meno possibilità di districarvisi. In questa complessa situazione gli speakers radiofonici giapponesi si sono dovuti ingegnare fino a creare un vero e proprio linguaggio dell’etere universale in grado di rivolgersi a tutte le persone e a tutte le categorie sociali, eliminando quelle barriere che, altrimenti, avrebbero creato non poco nocumento nelle interlocuzioni correnti. E ciò è stato un bene perché, piano piano, sottraendo ciò che non si poteva dire ed armonizzando quanto possibile, i nipponici hanno assimilato e messo nell’uso corrente la nuova lingua, franca da barriere sociali e di sesso. Il Giappone ha anche deciso la costruzione di sei grandi stazioni trasmittenti e venti regionali per combattere l’influenza delle onde sovietiche che piovono sulla costa asiatica.

Un solo cruccio: purtroppo non sono giunti a noi i piani ed i progetti che a suo tempo hanno consentito una così meravigliosa armonizzazione. Peccato perché oggi ne avremmo avuto un gran bisogno e non solo per armonizzare i linguaggi.

Umberto Alunni