BEETHOVEN E LA RADIO

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Pubblicato da  Arteventi news il  5 Aprile 2020

Nel 1951 su una rivista ludica si ricordava Beethoven ma, una volta tanto, non per decantare la sua opera geniale quanto per il suo insolito ruolo di opinionista. Si precisava come, 125 anni prima, esattamente nel 1826, il grande compositore amava raccontare una sua aspirazione per gli anni a venire. In particolare auspicava “……un concerto dove l’orchestra suona soltanto per la musica e non per gli applausi, e il Maestro dirige soltanto per la musica, senza posa, né gesti, senza arroganza né civetteria, perché tanto lui quanto la sua orchestra non hanno un pubblico che li distragga. Nessuno guarda, nessuno è venuto qui per andare al ‘concerto’, per farsi vedere e per vedere gli altri, per adorare il Maestro o per starsene accanto ad una persona amata. Nessuno “vede” il concerto, ma tutti lo ascoltano. Tutto il mondo! Anche l’umile guardiano della notte marina grondante d’acque schiumose, nelle torri e nelle rocce delle montagne, che finora furono staccate dal resto del mondo”.

Beethoven aveva allora 56 ed era al massimo della sua maturità artistica. Non si possono non riconoscere al compositore straordinarie doti ed un talentuoso utilizzo dei propri sensi anche se ormai, il più importante, l’udito, lo aveva completamente abbandonato già da 7 anni. Questo stato lo portò ad un progressivo isolamento e ad un profondo rapporto introspettivo con sé stesso. La rivista immaginava che le sue parole potessero presagire l’avvio della radio, individuando uno studio radiofonico (…non hanno un pubblico che li distragga…), ed una capacità di raggiungere tutti (..tutto il mondo..). Ci piace immaginare che la sua genialità avesse inquadrato non certo lo strumento ma le soluzioni che avrebbe portato all’umanità e che le sue riflessioni fossero state parte del suo testamento spirituale: il Maestro lasciò questo mondo qualche mese dopo, un mondo meraviglioso ma troppo silenzioso.