CHI HA RAPITO LE ONDE RADIO?

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Pubblicato da  Arteventi news il  4 Ottobre 2019

Negli anni ’20, primo decennio di radio trasmissioni ufficiali, gli ascoltatori erano terrorizzati dalle evanescenze (fading in inglese). È quel fenomeno per cui, proprio nel punto più interessante della trasmissione, quando per esempio il tenore attacca le prime note di una romanza, il suono si affievolisce all’improvviso. Chi non ha tentato di superarle? Ci si provava con un tocco alle manopole, un altro al potenziometro del volume, poi si spostava il telaio dell’antenna. I più arditi misuravano la tensione della batteria e dell’accumulatore. Se si era fortunati l’evanescenza spariva, ma solo in quel caso, e di colpo la voce ritornava. Misteriosamente spariva e altrettanto misteriosamente riprendeva, senza una ragione apparente. Il radio ascoltatore era inerme a questa sottrazione di onde radio, pur momentanea.

Da qui la domanda: chi rapisce le onde radio?

A chi si dovrebbe pagare (volentieri?) il riscatto, specie nel bel mezzo di una gustosissima opera lirica? Era colpa del mare, del piano della terra o forse del monte? Dapprima si riteneva che la terra attenuasse le onde più del mare e che le onde corte fossero più facilmente estinguibili delle lunghe. Poi si è provato che entrambe, allo stesso modo, risentivano della natura del suolo su cui passavano. Un membro del National Phisical Laboratory di Londra giudicava la bontà di un terreno rispetto alla radio, contando le piante cresciute su di esso e riteneva che le foreste fossero le maggiori responsabili delle evanescenze. Fortunatamente attraverso studi più approfonditi (dalla Svizzera e dalla Scozia) questa teoria è venuta a decadere, completamente o quasi, giungendo alla conclusione che le evanescenze dipendevano dalla accidentalità della crosta terrestre.

Una cosa è certa: gli alberi sono stati dichiarati innocenti e chi ne aveva possibilità era invitato ad attaccare la sua antenna al pino più alto e fronzuto del proprio giardino.