COMUNICARE PRIMA DELLA RADIO: TELEGRAFO ELETTRICO E AD AGHI – NONA PARTE

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Telegrafo elettrico e ad aghi: comunicare prima della radio – 9a parte

Pubblicato da  Arteventi news il  17 Gennaio 2021Categorie Tags 

La conoscenza dell’elettricità aprì le porte anche alla telegrafia che si apprestava con grande favore ad abbandonare le metodologie esclusivamente basate pressoché esclusivamente su meccanica ed ottica. Nel 1804 lo spagnolo F. Salva, utilizzando una pila di Volta, inviava messaggi a 1 km di distanza utilizzando 24 fili. Il capo ricevente era immerso in una vasca di acqua acidulata dalla quale, al sopraggiungere della corrente, si alzavano delle bollicine.

Ampere realizzò un sistema primitivo di trasmissione nel 1820. Wheatstone lo perfezionò qualche anno dopo basandosi sul principio che la corrente elettrica., eccitando un ago calamitato, ne favoriva l’oscillazione. Il barone P. Shilling, nel 1832, realizzava un telegrafo con solo 6 fili elettrici attraverso i quali faceva spostare uno o più aghi. Le differenti combinazioni indicavano le diverse lettere dell’alfabeto. Nel 1837 K. Steinheil, attraverso il primo telegrafo magnetico, permetterà di stampare i messaggi ricevuti grazie a dei beccucci inchiostrati.

Si pensa che già due secoli prima si fosse ipotizzato di utilizzare aghi calamitati per le comunicazioni a distanza. Galileo Galilei, infatti, non avrebbe inserito nei suoi “Dialoghi”, in particolare fra Sagredo e Simplicio, l’episodio di quella persona che voleva vendere a Sagredo la formula di un sistema “per poter parlare per via di certa simpatia di aghi calamitati ad uno che fosse lontano due o tre miglia”. Richiesto, tuttavia, dall’interlocutore una prova concreta immediata, magari utilizzando due stanze della casa dove si svolgeva il colloquio, l’offerente obiettò che lo spazio era troppo angusto per poter fornire tale prova.

Umberto Alunni