Pubblicato da  Umberto Alunni il  6 Aprile 2025

Dalla biografia di Guglielmo Marconi, scritta dalla sua seconda moglie Maria Cristina Bezzi Scali, emergono elementi e aneddoti non sempre riportati dalla ordinaria letteratura. Uno di questi è la visita dei due coniugi a Gabriele d’Annunzio, a Gardone Riviera, sul lago di Garda. Era il settembre del 1934. Il vate era ad attenderli sulla porta, si rivolse a Guglielmo, abbracciandolo ed appellandolo “caro fratello”. I due si erano conosciuti a Fiume nel 1920 dove Guglielmo si era recato per portare aiuto, conforto e appoggio morale al reggente del Carnaro e Comandante di Fiume.  Era diventato, pur per un breve periodo, cittadino fiumano anche per motivazioni legate al suo precedente matrimonio.

I due, anche se molto differenti nei tratti caratteriali, si sentivano vicini nello spirito perché entrambi avevano inclinazione alla creazione, uno nell’arte e l’altro nella scienza.

Il poeta fece visitare tutto il Vittoriale ai coniugi Marconi, soffermandosi per fornire delucidazioni sui mobili, suppellettili ed altro ancora. Poi si soffermarono nel sacrario, luogo prediletto dal vate, con un tavolo pieno di fogli mescolati alla rinfusa e scritti a mano dove era solito comporre le sue opere.

Fu una visita all’insegna della massima cortesia e rispetto reciproco. Il poeta regalò a Guglielmo alcuni dei suoi scritti.

A ora di pranzo si iniziò con del pesce fatto venire apposta dal Carnaro. Il convivio si concluse con della frutta ed un singolare elogio alla bellezza di un’arancia aperta durato almeno dieci minuti, stando al racconto di Maria Cristina. Guglielmo ne fu talmente affascinato da rammaricarsi di non avere trascritto quelle parole.  Al termine del pranzo si congedarono. Fu, quella, l’ultima volta che Marconi vide d’Annunzio. A ben vedere ci furono due occasioni d’incontro, nel 1920 e nel 1934, ma la grande fama dei due consentiva loro di conoscersi molto bene al punto da intavolare interessanti conversazioni.

Umberto Alunni