DONNE E RADIO

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Donna e radio

Pubblicato da  Arteventi news il  9 Marzo 2021Categorie Tags 

L’EIAR prima, e la RAI poi, si stavano rendendo conto che le donne costituivano un importantissimo target di utenza i cui gusti andavano tenuti sempre più in debito conto. La programmazione, pertanto, si evolveva dal ristretto paradigma “notizie – borsa – meteo – musica” per accogliere argomenti a loro graditi, come la commedia e la moda.

Anche l’industria radiofonica se ne stava rendendo conto. Dall’avvento delle trasmissioni si dava per assodato che il manovratore durante l’ascolto potesse essere l’uomo magari anche per il fatto che l’apparecchio era molto pesante e che bisognava riempire di acido le relative batterie. La progressiva riduzione di peso, ed un suo adeguato compattamento, hanno consegnato alla radio una utilizzabilità condivisa e, nel prosieguo, una migliore complicità con le donne.

Il design si stava evolvendo velocemente rendendo la radio sempre più gradevole nelle forme e compatibile con i vari ambienti della casa, consentendo alla donna di poter individuare la migliore dislocazione possibile e fruirne al meglio durante la giornata.

Il marketing faceva la sua parte battezzando alcune radio con il nome di donna, come è il caso della IMCA Radio con la sua “IF51 Nicoletta”, in onore della neonata figlia del proprietario della fabbrica, Italo Filippa. Nel 1954 UNDA Radio fece uscire un apparecchio portatile, il modello MASCOTTE, con un alloggiamento dove era possibile inserire una foto a cura dell’acquirente. Intanto usciva di fabbrica con quella della figlia del patron di UNDA, Lisa Glauber.

Non dimentichiamo che la prima speaker ufficiale è stata Maria Luisa Boncompagni, personaggio con esperienza pregressa nell’Araldo telefonico, prima forma di broadcasting ante radio. Si evidenzia anche che spetta a Ines Viviani Donarelli lo scettro di prima speaker effettiva, come reso noto da un altro personaggio femminile vicino alla radio: Barbara Scaramucci, responsabile delle Teche RAI.

Il connubio tra donna e radio non è sfuggito a Filippo Tommaso Marinetti che, nel 1933 lanciò un ennesimo manifesto, pubblicato nella “Gazzetta del Popolo”, questa volta dedicato alla radia, in analogia con le produzioni culturali che utilizzano il suffisso –dia: comme.dia, trage.dia e, di conseguenza, ra.dia. Il femminile si correlava anche per contrapporre il modello futurista di uso del mezzo a quello retrogrado dominante.

Umberto Alunni

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