GIANRICO TEDESCHI: IL RADIOINTERNATO

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Gianrico Tedeschi il radiointernato

Pubblicato da  Arteventi news il  29 Luglio 2020Categorie Tags 

Gianrico Tedeschi, è stato un grande del teatro italiano. E’ morto la scorsa notte nella sua casa sul lago d’Orta, a Crabbia di Pettenasco. Nei suoi 100 anni di vita, compiuti lo scorso 20 aprile ed omaggiati anche da un messaggio augurale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stato un raffinato attore teatrale e televisivo. E’ divenuto ultra popolare con la partecipazione ai grandi varietà e a Carosello (caramelle Sperlari). Non molti conoscono la sua storia di internato militare durante la seconda guerra mondiale e la innervatura del suo destino con altri personaggi, poi divenuti popolari, e con almeno due radio clandestine.

Gli appassionati di radio e di vita militare, prima o poi, finiscono per confluire idealmente nel centro Europa, in qualche Lager dove, durante la seconda guerra mondiale, si sono consumate pericolose ed affascinanti storie di ascolto clandestino con radio per lo più autocostruite dentro i luoghi d’internamento con mezzi di fortuna. Nel Lager di Sandbostel, in alta Sassonia, furono internati uomini di cultura, non solo letteraria come Giovannino Guareschi e il poeta (e critico teatrale) Roberto Rebora, ma anche in ambiti filosofico, tecnico/scientifico e artistico come, appunto, il compianto Gianrico Tedeschi. Da alcune documentazioni e testimonianze si apprende la sua partecipazione, non foss’altro in logica di complicità, al processo di ascolto clandestino. Tra tutte si ricorda il dattiloscritto, dell’ottobre 1971, dell’internato Ugo Dragoni di Firenze “Memore ricordi di giorni durissimi. Saluti affettuosi. Gennaio 1972. Ugo Dragoni”.

Il documento descrive, con eccezionale lucidità e dovizia di particolari, la storia di una radio, quasi umanizzata tra gli ufficiali internati. Un apparecchio che, contravvenendo alle rigide disposizioni dei Lager tedeschi, funzionò dal 1943 al 1945 riuscendo a ritornare in Patria, collegato al destino di ventiquattro ufficiali tempo per tempo protagonisti, individualmente o in gruppo, di episodi drammatici e sempre molto rischiosi. La formazione culturale e spirituale dell’attore non può non aver tenuto tutto ciò in debito conto. Ciao Enrico, grazie per aver impreziosito la nostra cultura con i tuoi intensi, e mai banali, 100 anni di vita.

Umberto Alunni