IL LOGO DELLA COLLEZIONE

IN OMAGGIO ALLA RADIO E AL TERRITORIO DI ACQUASPARTA

Da tempo stavo cercando un logo per la mia collezione che fosse identitario di due elementi per me molto importanti: la radio e il territorio nel quale abito.

Proveniendo da altri ambiti professionali avevo anche difficoltà a rappresentare le mie idee in merito. Tra i tanti miei amici ho anche un designer e, casualmente, siamo entrati in argomento. – Mi piacerebbe sviluppare un logo per la mia collezione ma non so da che parte cominciare. –

Con queste parole stavo mettendo fine all’argomento.

– Aspetta un attimo – replicava il mio amico – qualche idea ce l’avrai, no? – Si – risposi io – deve rappresentare la radio e il luogo dove abito, anche per rendere un omaggio alla mia terra, ma non mi viene in mente niente. – E spostammo l’argomento su altro ritenendo l’argomento “logo” concluso.

Dopo una settimana il mio amico mi chiama pregandomi di passare presso il suo studio. Con un sorriso beffardo mi invita a guardare lo schermo del suo PC. E cosa c’era? Quello che avevo in mente io. Era bastato uno scambio di vedute di qualche minuto per dargli l’assist di disegnare il mio logo: quattro linee apparentemente tremulanti restituivano quello che sarebbe diventato il simbolo della mia collezione. – Volevi radio e territorio, no? – Esordì sorridendo – bene, eccoli qua. –

Aveva preso il simbolo più rappresentativo della mia città, Palazzo Cesi e focalizzato una sua ala trasformandola in una radio ante guerra a sviluppo verticale. La radio ricorda molto, forse senza volerlo, la Magnadyne 505 del 1934, ben presente nella mia collezione.

Da quel momento, a tutti gli effetti, è diventato ufficialmente il logo della mia collezione. Ringrazio pubblicamente il mio amico che, per timidezza, non ha voluto assolutamente che lo menzionassi.

Per consentire a tutti di comprendere l’importanza del Palazzo ivi rappresentato riporto alcune considerazioni in merito invitando tutti a visitarlo. Ne vale la pena!

Il palazzo Cesi è situato, sul luogo dell’antica rocca, in Acquasparta (provincia di Terni), nell’omonima piazza e fu edificato nel Cinquecento per volontà del porporato Federico Aquitani Cesi. Per secoli fu attribuito al Vignola, ma ormai è certo che il progetto fu realizzato nel 1561 da esponenti della sua scuola: Guidetto Guidetti, poi Giovan Domenico Bianchi. La fabbrica, in stile tardorinascimentale, fu eseguita intorno al 1579, anno delle nozze di Federico I Cesi con Olimpia Orsini, genitori del Linceo.

L’impianto urbanistico acquaspartano è ancora quello gentilizio cinque-seicentesco voluto dalla nobile famiglia Cesi che acquistò il feudo da Pier Luigi Farnese, figlio del papa Paolo III, con l’intendimento di far realizzare una sontuosa dimora al posto del distrutto castello. L’intervento fu incisivo e si estese all’intero territorio, anche con l’applicazione di una riforma agricola.

Federico Cesi ricostituì, nel 1609, nel palazzo, l’Accademia dei Lincei, istituita a Roma nel 1609: lo scienziato vi morì il I agosto 1630.

La costruzione è articolata nel sistema progettuale della piazza, della residenza signorile e della loggia. L’interno è riccamente decorato secondo la maniera tipica del tempo e i lavori furono eseguiti in due momenti: nel 1579 da Giovan Battista Lombardelli che eseguì la parte principale; tra il 1618 e il 1624 (anno in cui vi fu ospitato Galileo Galilei) il Linceo commissionò la conclusione degli affreschi a un pittore nordico e ad uno romano.

L’immobile restò disabitato per tanti anni e fu recuperato dall’Università di Perugia che, nel 1973, lo riportò in agibilità, per utilizzarlo come sede di manifestazioni culturali. Nel 2013 è rientrato in possesso del comune di Acquasparta che, dalla primavera dell’anno successivo, dopo aver stipulato una convenzione con l’ateneo perugino, ha avviato un programma di ripresa e valorizzazione dello storico edificio.