IL RICORDO DELLA GBC
Pubblicato da Arteventi news il 5 Maggio 2024
Categorie
Tags
sede gbc
Tutti gli appassionati di radio, televisione ed elettronica in genere, specie se baby boomers, sono entrati alla GBC. Era un’azienda italiana di produzione, importazione e distribuzione di componenti elettronici, produzione di elettronica di consumo, casa editrice musicale e gruppo editoriale.
Sono le iniziali di Gian Bruto Castelfranchi, suo fondatore. Nel 1930 iniziava l’avventura di distribuzione di componentistica e di prodotti finiti, con sede a Milano in Corso Roma 66, poi spostata in via S. Antonio 9-13 già nel 1933, e successivamente in via Petrella 6.
Negli anni cinquanta, alla morte di Gian Bruto, l’azienda si trasforma in G.B.C.
L’idea di vendere componenti e prodotti finiti si evolverà attraverso la vendita diretta e quella per corrispondenza.
Negli anni settanta GBC sviluppa una dimensione capillare fino a raggiungere 300 sedi in tutta Italia.
Anche l’attività editoriale merita di essere ricordata.
Fin dalla fine degli anni 50, vengono edite diverse linee di cataloghi separati (cataloghi per valvole, semiconduttori, componenti elettronici – linea chiamata negli anni settanta “attualità elettroniche”, per semiconduttori, con linee ed edizioni rinnovate e sostituite in base agli sviluppi tecnologici).
Entrerà anche nel settore della divulgazione editoriale con riviste volte ad insegnare l’elettrotecnica ed il montaggio di apparati. Si ricordano riviste quali Sperimentare e Selezione Radio.
A seguire inizierà un avvitamento fino al declino complici l’andamento dei prezzi, la concorrenza dell’Est Asia e, più in generale, una progressiva asimmetria con quanto richiedeva il mercato
Per ragioni prossime al romantico non enuncerò i dettagli del suo epilogo: sono stato dei tanti “ragazzi” che periodicamente entrava in GBC con interminabili elenchi di componenti da acquistare per costruire l’ultimo kit o riparare l’apparato che faceva le bizze. Rivedo ancora il commesso che, con irrinunciabile camice bianco, attivando un insolito strabismo, gettava un occhio al mio elenco per verificare quanto ancora avessi da fare. E spesso avevo da fare più di quanto lui pensasse.
Umberto Alunni