Il telefono prima broadcast: comunicare prima della radio 17a parte
Pubblicato da Arteventi news il 21 Marzo 2021
L’esigenza di trasmettere qualcosa da un punto e riceverla in tanti punti ha radici molto profonde, più di quanto si possa immaginare. Lo scrittore francese Giovanni Hassang, già nel 1650, prevedeva qualcosa di molto simile al broadcasting. In un giornale del tempo pubblicava: “Come bisognerebbe sapere l’ora esatta? Basterebbe avere dei tubi adatti che si ramificassero in tutte le case così che in ogni stanza della città si potessero sentire scossare le ore del campanile. ………”. Non si può certo negare la chiarezza di idee ma, al tempo stesso, la enorme distanza da una possibile soluzione tecnica.
Soluzione che arrivò con l’avvento del telefono. Già intorno al 1860, prima della ufficializzazione dello stesso, Philippe Reiss ipotizzò di riprodurre melodie a distanza (ma non la voce). Lo stesso Alexandre Graham Bell, pensò allo strumento quale mezzo d’intrattenimento in grado di trasmettere musica. Ma il vero e proprio abbrivio si ebbe nel 1881 in Francia. Durante l’Esposizione internazionale di elettricità fu lanciato a Parigi un servizio che consentiva alle poche centinaia di abbonati di ascoltare opere e concerti tramite il telefono.
Era nato il Theatrophone. Richiedeva tre linee telefoniche per funzionare: una per il trasmettitore destro, una per il sinistro (è possibile che i loro posizionamenti fossero riferiti alle due porzioni del palco) e una per comunicare all’operatore a quale teatro collegarsi. Era pensato per funzionare in un luogo pubblico: si ascoltava inserendo monete in un apparecchio telefonico con gettoniera. Erano installati negli hotels, nelle caffetterie, nei clubs e altri luoghi pubblici. Successivamente, nel 1890, venne fondata la Compagnie du Théâtrophone. Consentiva di installare in casa una macchina con le linee dedicate, e di abbonarsi al servizio, che includeva anche un fonogiornale trasmesso per cinque minuti ad intervalli regolari. Le trasmissioni finirono nel 1932, quando il teatrofono già da tempo aveva ceduto a pieno titolo il testimone alla radio.
Umberto Alunni