Chi è Umberto Alunni
Direttore generale della Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia, dopo un’esperienza biennale presso Banca CR Firenze. Lavora in ambito bancario sin dal 1980. Assunto come impiegato, ha sviluppato la sua competenza attraverso numerosi comparti: Rete, Amministrazione, Organizzazione, Commerciale, Direzione.
Nella rosa dei 20 direttori generali della Cassa di Risparmio di Spoleto che, dal 1836, hanno contribuito alla crescita e allo sviluppo del territorio e della banca (la seconda Cassa più longeva dello Stato Pontificio). Ne ha traghettato il logo verso la nuova Casse di Risparmio dell’Umbria.
mercoledì 09 settembre 2015
Radio e scrittura, le passioni di un collezionista
Possiede circa 300 radio, dalle più antiche alle moderne. Il Dg di Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia.
Direttore, possiede centinaia di radio antiche. Potremmo definirla un “collezionista”?
“Collezionista” è una parola sicuramente impegnativa. In ogni caso amo definirmi un “appassionato collezionista”. La passione non si ferma agli apparati ma, superando lo “steccato” tecnologico, si estende anche a tutto ciò che le radio sono riuscite a contaminare. Mi riferisco agli ambienti, alle abitudini, alla storia, alla vita, all’artigianalità dei mobili, al loro design e alle emozioni che orbitano intorno a loro.
A che numero è arrivato?
Nel mio libro “La radio in soffitta” (aprile 2014) facevo il punto
della mia raccolta: a fine 2013 avevo 267 apparati. La maggior
parte di essi non funziona (ancora). Nel prosieguo sarà possibile ripararli e
rimetterli “in vita”. E’ solo questione di tempo. Alcuni di essi non
sono completi e sto cercando di colmare i vuoti. Nell’ultimo anno e mezzo la
raccolta è stata feconda, con l’aggiunta di 26 ulteriori modelli, alcuni molto
interessanti. A oggi, ho 293 pezzi.
Qual è il “pezzo forte”? Quello che le piace di più, quello storico, quello introvabile e quello che costa di più…
La scelta non è poi così semplice. Per un appassionato il valore di un pezzo raccolto è necessariamente intriso di ulteriori significati non necessariamente “venali”. E’ importante l’occasione in cui la ricerca ha avuto buon esito, il contesto, l’interlocutore, quanto si è lavorato sopra, le soluzioni individuate per la sua eventuale sistemazione e messa in fase. Nutro una particolare vicinanza per una radio a cristallo di galena che ho acquistato in un mercatino.
E’ molto piccola e veniva utilizzata specialmente in tempo di guerra per la sua estrema versatilità (funzionava senza bisogno di pile o rete elettrica). Molto particolare è anche una radio autocostruita intorno alla metà degli anni ’30.
Quella che ha maggiore significato storico è una Philips del 1932 (sigla 830
A), chiamata anche “a coda di pavone” per il suo disegno stilizzato
sul frontale.
E’ tutta in bachelite e ha un design straordinario. Funziona perfettamente
nonostante i suoi 83 anni.
Particolarmenterara è una radio fonografo Magnadyne del 1936. Nata come
semplice radio “da tavolo” è stata successivamente costruita in pochi esemplari
nella variante ” da terra “, fonografo compreso. Io ho quest’ultima
versione.
Nel mio libro “La Radio in Soffitta” le ho dedicato una scheda particolareggiata.
La più bella in assoluto, a mio avviso, è una Ducati (sì, proprio la marca
delle moto) del 1940. Ha un design molto ricercato, realizzata in pero di
Sardegna.
Anche per questo modello ho scritto una scheda accurata nel libro “La
Radio in Soffitta”. Per le sue caratteristiche è anche la radio più
preziosa.
Esiste un mercato della radio antica?
Si. A dire il vero la sua intensità va a periodi. Ci sono fasi di accumulo e fasi di rilascio. In questo momento l’offerta è abbondante. Ritengo derivi da logiche di passaggio generazionale e dallo spettro della crisi, che non risparmia neanche queste
latitudini. Riguardo al passaggio generazionale ho avuto modo di constatare
che il tipo di apparati cattura poco l’attenzione delle giovani generazioni.
Anche per questi motivi, talvolta, le precedenti si trovano nella
necessità di doversi disimpegnare al punto da immettere sul mercato apparati
prima introvabili.
Va anche sottolineato che Internet, in qualche modo, ha avvicinato la domanda e
l’offerta. Esistono una miriade di siti che vendono radio e cose del genere. Ma
non potranno mai compensare il gusto di scovare una radio interessante in un
mercatino delle pulcio nel più anonimo degli “Usato Point”.
E’ riuscito a realizzare anche un vero e proprio archivio…
Il processo di archiviazione e la conservazione della documentazione per
ciascun apparato costituiscono un’attività molto importante. Di solito si
svolge con cura maniacale.
La delicatezza, particolarità ed eterogeneità degli apparati richiedono la
migliore tracciaturapossibile di tutti gli elementi ed
informazioni a disposizione. Alcuni sono fruibili nell’immediato,
altri no. Per una radio, ad esempio degli anni ’30, non sempre è possibile
vederla funzionare subito, conoscere lo schema elettrico, avere a disposizione
tutti i pezzi di ricambio.
Magari sarà possibile riportarla all’antico splendore solo dopo anni. Nel
frattempo tutto va conservato con il massimo ordine, in attesa di essere
fruito. Ma devo aggiungere che non sempre la priorità di intervento dipende
dalla disponibilità del materiale. Se manca l’ispirazione quella radio rimarrà
lì, pur se completa. Non è facilmente spiegabile ma credo di sentire per ogni
radio un differente grado di affinità che dipende da tanti fattori. Ce n’è
qualcuna che, non so perché, si guadagna delle attenzioni prima di altre.
Nel corso del tempo ho maturatoun processo di archiviazione e gestione che prevede quattro fasi: smontaggio dell’apparato dividendo la parte esterna dalla macchina interna, riponendo in apposito contenitore le viti, manopole e altro materiale accessorio; inserimento dei primi dati dell’apparato in un apposito registro cartaceo; inserimento delle informazioni su procedura informatica e archiviazione dei dati disponibili in busta di cellophane su raccoglitore.
Queste attività sono descritte, seppur in modo sommario, nell’articolo da me redatto, già pubblicato su AIRE (anno secondo n° 2 – aprile 1991), riportato successivamente in modo sintetico. AIRE è la rivista ufficiale della Associazione Italiana per la Radio d’epoca della quale, per lungo tempo, sono stato socio. Esattamente il socio numero 158, come risulta dalla relativa tessera.
Ho presentato lo studio nel corso dell’ordinaria assemblea dei soci annuale. La procedura con la
quale gestisco la collezione è per me motivo di grande orgoglio. E’ stata
sviluppata interamente in ambiente DOS con GW
BASIC,da metà anni ’80 in poi. A mano a mano ho sviluppato quello che mi
serviva, sempre in chiave complementare con quanto avevo nel frattempo
elaborato. Morale della favola: migliaia e migliaia di righe di programmi, la
maggior parte propedeutici alla gestione della collezione. Altri sono di
corredo. Qualche volta mi sono semplicemente messo alla prova sviluppando
programmi più complessi ma non particolarmente utili. Ci ho passato giorni e
notti, considerato che non sono un informatico. E’ anche il caso di dire che il
GWBasic, per sua natura, non è particolarmente intuitivo come le recenti
applicazioni Windows. Ho comunque superato tanti scogli per migliorare la
conoscenza e fruibilità della mia collezione. Oggi come oggi tutta la procedura
va mantenuta e salvaguardata. Essa stessa è un pezzo di modernariato. Non
si trovano facilmente Personal Computer con applicazioni Basic tuttora
operative. Tuttavia non l’ho mai abbandonata, anche se tentato dalle
“sirene” di Windows. In questi casi non mi lascio convincere
facilmente. Alla fine, per ragioni di fluidità ed utilità, ho fatto in modo che
nell’archivio complessivo potesse convivere il vecchio (DOS) e il nuovo
(Windows).
Mi piace pensare che le preziose informazioni della mia raccolta siano
presenti sia su carta- tramite il registro che funziona dal 1982 e
il nuovo taccuino contenente gli interventi e le note successive all’acquisto
che in ambiente DOS – tramite la applicazione che ho sviluppato personalmente e
in ambiente Excel- tramite una integrazione di fogli elettronici nuovi
e derivanti dalla applicazione DOS con riversamento di dati tramite file
sequenziale.
L’ambiente Excel è quello più ricco dal quale è possibile trarre il maggior
numero di informazioni. Riporto lo schema del mio archivio.
Evidenzio il complesso delle informazioni disponibili per
ciascun apparato.
La sua passione è frutto di studio, interesse, curiosità. Ma quando nasce esattamente?
Sono nato collezionista. Da sempre ho l’abitudine di conservare tutto. Ho
ancora tutti i quaderni, i libri, i diari, gli appunti di scuola e non so
cos’altro. Mi diverte tantissimo anche se questo a volte imbarazza i miei
conviventi, e non solo. Fin da piccolo ho potuto constatare la mia attitudine
alla conservazione delle cose con le quali entravo in contatto. Non so
perché.
Fin da adolescente ho iniziato a coltivare la passione per la musica (ho il
diploma triennale di solfeggio e ho suonato per lungo tempo il clarinetto sibemolle).
Comperavo molte riviste specializzate e, manco a dirlo, le conservo ancora. Mi
bastava sfogliarle per accendere la mia fantasia. Mi affascinavano quegli
impianti stereo, i quadrifonici e tutte quelle novità in campo acustico. Tra il
quarto ed il quinto della scuola media superiore, avendo lavorato al mare,
avevo guadagnato abbastanza soldi per comperare uno stereo tutto per me. Avevo
in parte coronato il sogno di possederne uno, anche se era fortemente
ridimensionato rispetto alle mie incontenibili velleità. In ogni caso, passavo
delle ore ad ascoltare la mia musica preferita: quella da discoteca.
Durante il periodo del servizio militare mi è venuta la passione per
l’elettronica, alimentata anche da qualche mio commilitone che con
l’elettronica ci mangiava. Al ritorno a casa ho continuato a interessarmi
dell’argomento studiando ed informandomi. Intanto avevo già posizionato il mio
quartier generale in soffitta, anche per motivi di sicurezza. Costruivo
dei piccoli e semplici apparati privilegiando kit di montaggio (impianti di
luci psichedeliche, luci stroboscopiche, termometri elettronici e altro). Nel
frattempo non è mai venuta meno la mia attitudine alla manualità (verniciature,
piccoli lavori di muratura e simili). Da questo mix di passioni è emersa quella
per le radio d’epoca.A pensarci bene devo aver messo idealmente nel
frullatore tutte le passioni elencate dianzi – musica, ascolto, elettronica,
manualità – a cui ho aggiunto un elemento che non mi avrebbe più abbandonato:
la passione e l’amore per quello che mi ha preceduto, per tutto ciò che ha
lasciato un segno indelebile nei comportamenti delle persone che mi circondano.
Queste riflessioni le ho messe insieme con il senno di poi, cercando di
interpretare le motivazioni alla base della mia scelta. A essere sinceri,la
molla è scattata quando un mio zio mi ha regalato una radio con il giradischi
sopra. Mi conosceva bene e sapeva ciò che mi avrebbe fatto piacere. Era
una Siemens modello RF7130, un radiofonografo degli anni ’50 con il
mobile in legno lucido. Mi aveva colpito. A dire il vero non era neanche
bellissima, né particolarmente ricercata. Da quel momento in poi è iniziata
ufficialmente la mia collezione. Tutto questo grazie alla generosità di mio
zio, scomparso da tempo e al quale sono stato molto legato. Il regalo non mi
ha trovato impreparato: sentivo di avere le qualità per coltivare questa
passione. In ogni caso, da lì a breve, ho seguito il corso per
corrispondenza della Scuola Radio Elettra, dove ho acquisito il mio bagaglio di
conoscenze. Tutto era tracciato affinché seguissi la strada del raccoglitore,
ricercatore e collezionista di radio.
Poi la pubblicazione di ben tre libri sull’argomento. Cito i titoli: “Intorno alla radio”, ed. ottobre 2013; “La radio in soffitta”, ed. aprile 2014; “Intorno alla radio 2”, ed. luglio 2014
Alla fine ho sentito il bisogno di esternare le mie sensazioni, ben conscio che la loro consegna sulla carta mi avrebbe successivamente impegnato non poco. Ho iniziato con “La Radio in Soffitta”, anche se la sua più lunga gestazione ha fatto sì che non fosse il primo a uscire in ordine cronologico.
“Intorno alla Radio 2” è la naturale prosecuzione del primo volume. Leggo in Indice alcuni capitoli, dai titoli leggeri e intriganti: “La Radio…del Padrone; Ogni Esercizio …un Disco; La Figlia del Fattore; La Moglie del Dottore; La Febbre del Sabato Sera – Gira la Manovella; Il Radio Regime; Il Mobile Bar; Diabolik e la Radio Elettra”. Di che si parla in breve?
Sono semplici racconti dove la radio svolge una funzione di catalizzatore
dei sentimentidelle persone coinvolte. L’apparato si spoglia delle sue
potenzialità tecnologiche per rivestire quelle più impegnative di aggregante di
valori, di facilitatore di relazioni in un contesto, la provincia, in cui niente
– proprio niente – è lasciato al caso. Per dare maggior valore e tangibilità
alle storie, molte delle quali lambiscono vicende reali, si fanno sovente
dei riferimenti storici, si fa in modo che i personaggi entrino ed escano da
fatti ed accadimenti che il lettore potrà riscontrare come realmente accaduti.
Ogni storia consta di uno o più protagonisti, un contesto sociale nel quale
accadono delle cose e un apparato radio che ha un ruolo tutt’altro che
marginale.
Tengo a precisare che il ruolo di protagonista non è mai assunto dalla radio,
masempre dallepersone. Sono le persone che vivono le storie e
che, per il tramite anche delle radio, finiscono per ibridare relazioni. Le
radio, più o meno inconsapevolmente, tengono a battesimo questa fase di
passaggio. In ogni caso tutte le radio enunciate nelle storie fanno parte della
mia raccolta.
A seguire riporto il numero
della storia, il capitolo e il tipo di apparato.
Dalla Radio, strumento di comunicazione di massa, alla scrittura. E nasce il libro “Ma come parli?” Che fa, ci ruba il mestiere?
Assolutamente no. Non me lo permetterei mai. Siete troppo bravi. Anche dalla copertina si evince la volontà di prendere l’argomento non troppo sul serio.
Perché la focalizzazione sui termini “bancari”
Il libro inizia con una citazione molto eloquente: “Pensa da uomo saggio ma
comunica nel linguaggio del popolo” (William Butler Yeats –
Poeta 1865 / 1939). Per focalizzare al meglio il lavoro riporto parte del
libro stesso: “Le considerazioni serie si riferiscono alla difficoltà del mondo
bancario e finanziario di entrare in empatia con la gente. I loro termini,
processi ed incessanti evoluzioni terminologiche, li rendono non sempre alla
portata. Gli addetti ai lavori se ne rendono conto quando, talvolta, con alcuni
interlocutori non del settore si è costretti ad allargare la descrizione di
alcuni concetti che, tecnicamente, potrebbero essere definiti con un solo
termine. Peccato che quel termine non sempre è patrimonio di tutti. Le
difficoltà aumentano quando la stessa parola evoca anche un significato
completamente diverso. In tal modo la distanza tra i due interlocutori rischia
di diventare incolmabile. E’ il caso di fare degli esempi. Se un consulente
finanziario, discutendo della posizione del suo cliente, fa riferimento
all'”Ago” non vuole certo parlare dello strumento utilizzato dalla
sarta ma della “Assicurazione Generale Obbligatoria”. Se, invece,
suggerisce l'”accollo” non sta consigliando il suo cliente di stare
attaccato a qualcuno in modo incessante, ma di prendersi il mutuo di un altro.
Potremmo continuare ancora per molto, ma per questo c’è il mio
“comprensionario”.
Si, proprio così: il comprensionario. E’ un termine di fantasia, risultante di
tre parole significative, sulle quali gioca il contenuto del libro: dizionario;
comunicazione; comprensione.
Rimando alla Appendice per l’analisi del loro significato.
Ritornando a noi i concetti di dizionario, comunicazione e comprensione
alimentano il Comprensionario. I concetti si
fondono e si integrano. Propone quasi 900 termini bancari, finanziari e correlati.
Per ciascuno restituisce un primo significato, così come percepibile da chi non
ha conoscenze specifiche (comprensione). Per questo mi sono basato su
esperienza e interviste dirette. A seguire propone il significato tecnico del
termine (dizionario). Mi sono avvalso dei glossari e dizionari presenti e
disponibili su Internet, privilegiando i siti istituzionali. Tutto è iniziato
nel 2008, in una Convention dell’Azienda per la quale lavoravo. Per
motivare i miei collaboratori puntavo sulla comunicazione e semplicità di
linguaggio. Per essere ancora più convincente riportavo esempi di alcuni
termini che, appunto, se non percepiti per il giusto verso rischiavano di
aumentare l’incomprensione, sempre latente nei rapporti commerciali. Questo
“gioco” è stato particolarmente apprezzato ed ha centrato
l’obiettivo. Da allora ho raccolto quasi 900 termini che si prestano al doppio
significato. Sono veramente tanti. Basti pensare che un Dizionario di
Finanza, quello edito da Il Sole 24 Ore, contiene poco più di 4.000 termini.
Quindi è come dire che, nel mondo finanziario e bancario, quasi un
termine ogni quattro potrebbe essere percepito in modo diverso dal suo vero
significato. A dire il vero l’incedere del tempo dovrebbe favorire la
cultura finanziaria e ridurre le incomprensioni. D’altra parte, però, il mondo
della banca e della finanza si estende, contaminandosi di termini
internazionali e tecnico / informatici. Quindi, se la migliore cultura riduce
le incomprensioni, l’incremento di nuovi termini tende ad aumentarle.
Non va sottaciuto l’impegno continuo delle associazioni di categoria, banche e
istituzioni in genere. Sono state profuse significative energie per avvicinare
gli utenti al mondo della finanza e delle banche. In appendice propongo alcune
testimonianze a parziale dimostrazione degli sforzi compiuti”.
L’hanno letto i suoi colleghi? Quale giudizio ne è venuto fuori?
Qualcuno si, e devo dire che si è molto divertito. Non si pensava che così tanti termini potessero prestarsi al gioco del doppio significato.
E ha intenzione di scrivere altri libri?
Ho molte idee. Almeno due sono in fase di avanzata realizzazione. Sto
finendo un libro intitolato ( più o meno ) “Donne, pubblicità e
radio”. Parla dell’utilizzo dell’icona femminile nella reclamizzazione
degli apparati radio nel periodo che va dagli anni ’20 agli anni ’40. Ho
iniziato a pensarlo più di un anno fa e credo possa vedere la luce già nei
primi mesi del prossimo anno.
Da molto più tempo sto invece preparando un romanzo storico che colloca alcuni
dei suoi personaggi nell’ambiente e periodo in cui è vissuto Guglielmo
Marconi. Ne ho abbozzato la storia, l’ossatura e censiti i personaggi. Li devo
animare e sviluppare. Mi ci vorranno altri due anni…
A proposito di banca, dopo la direzione della Cassa di Spoleto, in Umbria, oggi fa da guida alla Cassa di Pistoia e della Lucchesia. Come sta andando?
Ci sono segni di ripresa che devono essere colti appieno. Il piano strategico vigente e tutte le sue declinazioni sul territorio hanno il non facile compito di mantenere viva questa fiammella ed alimentarla quanto più possibile. Abbiamo tutti gli strumenti per inanellare le aspettative e li stiamo utilizzando.Ne sono una tangibile conferma i risultati ottenuti nel primo semestre.
Mi pare sia soddisfatto dei risultati, su cosa focalizzerete la vostra
attenzione?
Stiamo andando nella giusta direzione ma c’è ancora molta strada da fare. In questo scorcio d’annolavoreremo particolarmente per consolidare i risultati ottenuti ed incrementare l’attività sugli impieghi a breve termine delle imprese.
Tornando alla collezione delle radio, ma dove conserva tutti quei tesori?
Non ho la possibilità di avere un unico ambiente dove custodire tutte le mie radio. Prima di tutto perché, non essendo tutte sistemate, il loro differente stato di conservazione non mi mette nella condizione di esporle insieme. Alcune di esse sono restaurate, altre non ne hanno avuto neanche bisogno. Ce ne sono altre prossime ad interventi, più o meno invasivi, sia per la parte legno che elettronica e che conservo in garage, mio personale laboratorio da campo.
Altre sono in casa, una cinquantina, sistemate negli spazi migliori.
Abito in un piccolo paese, a dieci chilometri dalla mia casa paterna ela maggior parte delle radio sono là, in soffitta.