LA FORMA DELLA RADIO

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Pubblicato da  Arteventi news il  15 Novembre 2018

Negli anni 20 le radio avevano in bella mostra le valvole, con batteria e altoparlante separate dal mobile. Alla fine del decennio la loro architettura iniziava un percorso di “normalizzazione”, arrivando a produrre radio a forma di piccole bare.

Dall’inizio del 30, anche grazie all’avvento della produzione in serie, tutti gli elementi venivano riportati all’interno di un unico involucro. I modelli dell’epoca erano caratterizzati da forme arrotondate, da scale piccole per frequenze e stazioni, che diventavano più grandi solo dalla metà del decennio.

Gli apparecchi, nella maggior parte dei casi, si sviluppavano in verticale. Questa tipologia di mobili è stata appena preceduta da radio che, per la loro forma ogivante, erano chiamate “a cupola”, o “a cattedrale”. Negli anni 40 le radio diventavano orizzontali, con altoparlante a lato della scala e delle manopole. I mobili, prevalentemente in legno, potevano ospitare anche i grammofoni, di norma nella parte superiore.

Le dimensioni continuavano ad essere importanti. Nell’immediato dopoguerra i mobili si andavano a   semplificare pur mantenendo la linea di inizio decennio. La plastica cominciava ad essere maggiormente utilizzata, così come le pulsantiere al posto dei commutatori e delle manopole. Gli anni 50 decretavano il declino delle valvole.

La produzione si aprirà alle radio a transistor, più piccole ed economiche. Negli ambienti domestici, sia per dimensione, che per importanza, assumerà un ruolo sempre più complementare alla televisione, ma mai di sudditanza.  L’evoluzione della forma consegue ad un’intensa sinergia, se non subliminale provocazione, tra industria e design.

Lo scambio di utilità tra i due mondi ha sempre assicurato modelli di inconfondibile bellezza.