LA PRIMA RADIO ERA UNA RANA

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Pubblicato da  Arteventi news il  17 Gennaio 2019

Il successo di molte invenzioni discende da precedenti esperienze di successo, e da un particolare intuito dello studioso del momento. E’ accaduto anche per Guglielmo Marconi e la sua radio. In particolare si è avvalso degli studi di Maxwell e di Hertz, rispettivamente teorico e sperimentatore delle onde elettromagnetiche. Ma più di cento anni prima qualcun altro rischiava di scoprire le meravigliose potenzialità della radio. Intorno al 1780 Luigi Galvani, anatomista e fisiologo bolognese, iniziava gli esperimenti con delle rane.

Un giorno, mentre sul tavolo della cucina erano pronte delle rane spellate per il brodo, per caso tocco una di loro con un oggetto metallico e notò che le sue zampe si muovevano a scatti. Dopo aver condotto lunghe sperimentazioni teorizzò che nei corpi vi è una forza che provoca i movimenti, anche senza la volontà del cervello, denominata “elettricità animale”.

Di tutt’altro avviso era Alessandro Volta secondo il quale l’elettricità veniva trasmessa dai metalli con cui si toccavano le zampe di rana. Questa sua convinzione lo portò ad inventare la pila. Galvani nei suoi esperimenti collegò le zampe di rana ad un filo che raccogliesse le scariche atmosferiche, nonché posto vicino ad una macchina elettrostatica. In questo caso scariche e macchina fungevano da trasmettitori e le zampe di rana da ricevitore.

Le condizioni sperimentali, pur con finalità completamente differenti, stavano producendo scariche elettriche generanti onde elettromagnetiche la cui propagazione veniva captata dal filo collegato alle zampe di rana e le faceva muovere.

Eravamo ad un soffio dall’invenzione della radio!

A questo punto non ci possiamo sottrarre ad una domanda che ha dell’inquietante: cosa sarebbe successo all’umanità se l’invenzione della radio fosse stata anticipata di oltre un secolo?