LA RADIO E I GIOVANI NEGLI ANNI ’30

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Anni’30 : la radio e i giovani

Pubblicato da  Arteventi news il  12 Dicembre 2021Categorie Tags 

Il dibattito sui giovani, l’utilizzo del loro tempo, la costante ed inesorabile deriva dalle abitudini delle precedenti generazioni non è poi così recente ed ha attanagliato non poco anche i nostri progenitori. Per risolvere l’arcano ciascuno ha provato a dare il proprio contributo, anche utilizzando la radio come strumento di conciliazione. Lo si racconta in un articolo della rivista LA RADIO, la numero 33 del febbraio 1933, non dopo aver dedicato un ampio spazio alla vita dei giovani assillata da sempre da nuove esigenze esteriori, che li allontana da casa e dalle abitudini di raccoglimento. Gli amici, le …. amiche, i nuovi doveri sociali li chiamano sempre più a più a lungo in raduni numerosi e rumorosi; le grandi comunità di lavoro e di studio …… Il focolare è ormai diventato una pura espreessione retorica……. Al tempo della mia adolescenza, almeno in provincia, la gioventù trascorreva la serata in famiglia. Insomma, a parte un linguaggio più ricercato, niente di nuovo sotto i ponti dove il confronto ed il punto di vista sembra essere non il bene di una generazione ma quanto questa si allontani dalla nostra zona di comfort. Secondo la rivista la radio avrebbe potuto, in certa misura, ricondurre i giovani al focolare e risvegliare in essi il senso del vincolo familiare, fugando fra la pareti quel senso di gravezza e di tedio che viene dalla consuetudine, sorella della monotonia e madre della noia. Ed ecco che, magicamente, il senso di vuoto e di tedio si sarebbe riempito d’immagini, di fantasmi di desideri. A tal punto da far dimenticare gli amici al caffè e di non accorgersi dello scorrere del tempo. Questo solo ascoltando il suono proveniente dalla magica scatola. L’effetto si sarebbe moltiplicato qualora, oltre all’ascolto, ci si fosse ingegnati in attività pratiche di riparazione ed autocostruzione. Insomma un vero e proprio toccasana in cui la radio diventava strumento catalitico in grado di far rimanere incollati i giovani a casa. Ma sarà stato proprio così? In sintesi: si e no. Si, perché di fatto i giovani si son avvicinati moltissimo alla radio e ne hanno fruito dei grandi benefici. No, perché gli stessi giovani non hanno usato la radio perché qualcuno li ha stimolati ma solamente perché spinti dalla propria curiosità, alimentati dalla loro perspicacia, grandissime qualità che, da sempre, hanno connotato e fatto evolvere questa generazione. Non dimentichiamo che nel prosieguo degli anni avranno un ruolo importantissimo nella ricerca e sperimentazione, ma senza precludere lo stare insieme con gli amici e il continuare a distanziarsi dalla propria casa e dai propri genitori. Di questo ne sono assolutamente convinto, non perché conosca la radio ma perché credo di conoscere, almeno un po’, i giovani. Anche per esserlo stato.

Umberto Alunni

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