LA RADIO E’ UN’ARTE

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Pubblicato da  Arteventi news il  14 Dicembre 2019

Dopo l’avvento delle radio trasmissioni nel 1924, con un abbrivio di successi e non solo, era lecito chiedersi se la radio potesse essere considerata, oltre ad uno strumento, una vera e propria arte. I primi ad interessarsene furono, tra gli anni venti e trenta, molti giovani artisti d’avanguardia e intellettuali. Ma il medium radiofonico aspettava ancora di essere riconosciuto come autonomo. La rivista “Il Convegno” pubblicò nel 1931, una “Inchiesta sulla radio”, a cura di Enzo Ferrieri.

Ne scaturiva un insperato interesse del mondo culturale per la radio, anche se quello ufficiale italiano, a differenza dell’europeo, mantenne per tutti gli anni ’30 un atteggiamento di studiato disinteresse per la produzione radiodrammatica, considerata ora come un semplice surrogato del teatro, ora come una manifestazione di giovanile avanguardia. Ciò nonostante le sollecitazioni dell’ E.I.A.R., anche attraverso numerosi concorsi per radiodrammi.

 Nel 1938 Rudolph Arnheim pubblicò “La radio cerca la sua forma” osservando il carattere riproduttivo dei nuovi mezzi, visivi e acustici, di comunicazione:  si trattava di semplici linguaggi destinati a riprodurre qualsiasi cosa o, al contrario, potevano essere usati coscientemente, non casualmente, contribuendo a costruire una nuova dimensione comunicativa? Negli anni ’50 la radio acquisirà piena dignità artistica con produzioni proprie ed autori dedicati, fino agli anni settanta.

 L’arte radiofonica può contare sulle straordinarie potenzialità uditive di un pubblico particolarmente attivo e ricercato. Ciò in particolare dopo l’avvento della televisione, quando si riteneva l’assenza di immagine il suo più grande difetto che ben presto l’avrebbe portata al declino. Niente di più sbagliato!