LA RADIO NELLE CARCERI

La radio nelle carceri

Pubblicato da  Arteventi news il  2 Ottobre 2022

Il Radiocorriere, in un articolo del 1935, evidenziava che la maggior parte delle prigioni americane erano dotate di apparecchio radiofonico. Considerato che la sperimentazione durava da tempo, sembravano maturi i tempi per trarre alcune prime conclusioni. In merito, secondo il direttore di Sing Sing, la trasmissione preferita dai galeotti era il radiogiornale. Siccome non era scontato poter assistere alle trasmissioni, facevano del tutto per guadagnarsi detta possibilità. Le trasmissioni non erano libere ma selezionate con particolare cura dal direttore. Gli ascolti avvenivano in cuffia e si creavano forti malumori quando l’ascolto, per varie ragioni, non era possibile. L’allora direttore di tutte le prigioni degli Stati Uniti, tal Mac Cormick, era dell’avviso che niente può stare al passo della radio per nutrire il pensiero di uomini reclusi, considerato anche che la stessa radio può essere ritenuto uno strumento di disciplina.

Va tenuto conto che la posizione del carcerato, da un punto di vista psicologico, è particolarmente vulnerabile e, a volte, la completa separazione dal resto del mondo, pur edulcorata dal vivere in un microcosmo quale può essere considerato un carcere, ne destabilizza le strutture portanti minando appieno la concreta possibilità di recupero.

L’ascolto della radio lo riposiziona e lo correla alla vita di tutti i giorni. Anche per Mac Cormick  le informazioni di cronaca e le conferenze attraevano maggiormente la particolarissima fascia di utenza. Molte altre autorità carcerarie, al pari del mega direttore, erano del parere che “la radio ci aiuta a fare dei delinquenti uomini normali.

Umberto Alunni

Anche questo articolo è stato riportato su GOOGLE NEWS