L’ARMA SEGRETA DI MARCONI E MUSSOLINI

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L’ARMA SEGRETA DI MARCONI E MUSSOLINI

Pubblicato da  Umberto Alunni il  31 Marzo 2025

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Si è fatto un gran parlare dell’arma segreta di Guglielmo Marconi che avrebbe, poi, innescato ulteriori appetiti di conquista in Benito Mussolini. Anche nella recente fiction celebrativa dei 150 anni dalla nascita del grande inventore questa tematica viene lambita, forse senza sedare troppo la curiosità di chi avrebbe voluto capire di più e meglio.

Sull’argomento si è scatenata più di una comunità di interessati: gli storici, i sensazionalisti, i complottisti, i filo militati e chi più ne ha più ne metta.

Vero è che l’argomento se ne sta li, magari sopito per lunghi tempi e poi, quando qualcuno lo “agita”, scatena effetti dòmino impensati.

In merito esiste una vasta letteratura e centinaia di ore di trasmissione video. Per provare a dare un’esaustiva informazione, tra le tante, ho scelto due fonti: la rivista EPOCA numero 632 del 4 novembre 1962 e la rivista HISTORIA numero 172 dell’aprile 1972.

Già nel 1926 lo scienziato parlò al capo del Governo di “mezzi di difesa che avrebbero potuto fare di noi una Nazione invincibile”. Il duce, parlando con i suoi fedelissimi, undici anni dopo dichiarò: “I tempi preparano grandi eventi, sarà la scienza a vincere le battaglie”. Tutto lasciava intendere di essere prossimi all’annuncio di una grande scoperta. Poco tempo dopo Marconi morì. Al ritorno delle esequie, il dittatore fu sentito esclamare: “Con la sua morte muoiono anche mille speranze nella storia del nostro Paese”.

Procediamo con ordine. Nel giugno 1926 Marconi, parlando all’archiginnasio della sua città natale, Bologna, oltre che rinnovare la sua fede politica (si era iscritto al PNF nel 1923 presso la federazione di Milano), lasciava scorgere nuovi orizzonti nella applicazione delle microonde. “Come Benito Mussolini – dichiarava Marconi – ha riconosciuto per primo nel campo politico la necessità di riunire in fascio le energie sane del Paese, io sono stato il primo italiano, il primo fascista a riconoscere l’utilità di riunire in fasci i raggi elettrici”. Successivamente dichiarava che: “…. Siamo all’inizio di una nuova era che vedrà capovolgere i destini dei popoli”.  Da li in avanti si susseguirono una serie di dichiarazioni, a volte incoraggianti e altre volte inquietanti.

Fu allora che si iniziò a parlare di raggio della morte. Ma qui, sulle scarse notizie e sulle dichiarazioni ad effetto s’innestò la fantasia popolare. Un mago palermitano, nelle sue previsioni per il 1927, lasciò scritto: “vedremo cose inaudite perché la folgore verrà guidata dall’uomo e il fuoco piomberà dal cielo sereno e brucerà la vita e trasformerà in cenere l’acciaio”. Dalla Gazzetta delle scienze scaturì un’interpretazione meno catastrofica ma altrettanto eloquente: “…fasci di onde elettriche riusciranno a fermare i motori, bloccheranno la vita ed ogni macchina potrà essere comandata da un cervello invisibile collocato magari lontano a migliaia e migliaia di chilometri”.

Vari accadimenti sono stati correlati al raggio della morte. Si ricorda la morte improvvisa di due mucche sulla punta occidentale, motivata da un raggio sparato dalla Sardegna. Ancora, il blocco contemporaneo degli orologi di tre torri campanarie in Carnia, provocato da un raggio partito dalla laguna veneta.

Del raggio che uccide, e ferma i motori delle macchine, se ne parlò anche in Gran Bretagna dove Marconi compì i suoi primi esperimenti. I parenti irlandesi della sua prima moglie, i Jameson, erano convinti che potesse condizionare lo sviluppo e supremazie militare del mondo. Forse in questa storia si avvertono più ombre che luci. A complicare il quadro vi è la considerazione che Marconi, nei suoi ultimi giorni di vita, avrebbe confidato al papa il positivo esito delle sue ricerche e la sua folgorazione, proprio come San Paolo a Damasco. Si sarebbe reso conto che gli effetti della sua invenzione, in mani sbagliate, avrebbero potuto essere devastanti al punto tale da convincerlo a confrontarsi con il pontefice e a desistere dal pubblicizzare il tutto.

Forse non sapremo mai come sono andate veramente le cose. Lasciamo ai lettori, con la loro immaginazione, di interpolare soluzioni tra i due possibili estremi:

  • un raggio della morte catastrofico;
  • una ricerca sulle onde corte che avrebbe poi portato all’invenzione del radar.

Umberto Alunni

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