L’ESPERANTO ALLA RADIO

https://arteventinews.it/2018/12/21/lesperanto-alla-radio/

Pubblicato da  Arteventi news il  21 Dicembre 2018

Già agli inizi degli anni 30 si delineava un prossimo futuro dove la radio sarebbe diventato il più potente mezzo di propaganda internazionale, ben consci che i domini internazionali non si sarebbero più costituiti con la sola forza delle armi, come ai tempi di Roma. Anche l’unico impero superstite, l’Inghilterra, stava evolvendo in una consociazione di popoli.

Un gran numero di opinionisti, pur di varia estrazione, inneggiava la stupefacenza del nuovo strumento, posizionandolo nel club esclusivo delle più grandi conquiste del genere umano, accanto alle invenzioni della scrittura e della stampa.  Rimaneva una “sola” questione da risolvere: la lingua. La Babele in cui versava il mondo conosciuto non favoriva trasmissioni universali e si pose il problema di utilizzare una lingua unica. La proposta di Monsignor Bacci, segretario dell’allora Pontefice (1926), di utilizzare il latino non venne presa in adeguata considerazione.

Da più parti si propose l’Esperanto, la lingua “artificiale”, sviluppata tra il 1872 e il 1887, da Ludwik Lejzer Zamenoff, oftalmologo polacco di origini ebraiche. Nacque, appunto, con lo scopo di far dialogare i popoli e abbattere le barriere fisiche e culturali fra le genti. L’idea, dopo un primo tangibile entusiasmo, non fece grandi passi in avanti.

Tuttavia al 1926 erano 17 le stazioni radio europee che trasmettevano in esperanto. Altre stazioni, nel frattempo, gli dedicavano rubriche e spazi per apprendere la lingua e diffonderne la conoscenza.

Ma, verosimilmente, la volontà di universalizzare il pensiero ancora una volta non stava incontrando il favore dei popoli. E, forse, non lo incontrerà mai.