L’UCCELLINO DELLA RAI: UNA SPECIE PROTETTA

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Pubblicato da  Arteventi news il  25 Novembre 2018

L’uccellino della radio era un sistema meccanico, a soffietto, che si azionava per colmare i tempi morti degli stacchetti durante le trasmissioni radiofoniche, fin dal primo anno, il 1924. Veniva chiamato così perché il suono, sequenza di quattro note, era molto simile al cinguettio di un uccellino. Il suo vero nome era “segnale di intervallo”.

Dava il tempo che i Tecnici della radiofonia coglievano per effettuare le manovre di inversione, ossia di collegamento a una sorgente di trasmissione radiofonica diversa dalla precedente. La cassetta che conteneva il meccanismo era posta sul tavolo dove operava l’Annunciatrice o Annunciatore. Dopo aver comunicato agli ascoltatori la fine della trasmissione generata da quella Sede, azionava il meccanismo.

Il suono era captato dal microfono e trasmesso di conseguenza. A quei tempi le manovre per il cambio della Sede generatrice del programma erano abbastanza complesse e dovevano essere fatte a mano. Quando si sbagliava si generavano fischi sgradevoli e il Tecnico veniva multato. Venne fuori la proposta di inciderne il suono su disco dopo una serie di cilecche non più sopportabili. Con l’avvento del supporto magnetico l’onere di far cantare l’uccellino negli intervalli fra le trasmissioni passò dagli Annunciatori ai Tecnici.

Ma non sarà più la stessa storia!

Per tutti i nostalgici ed i curiosi, la scatola con il meccanismo originale è ancora visibile presso il Museo della RAI di Firenze. Ma non chiedetegli di cinguettare ancora! Dopo quasi cento anni avrà pur diritto di essere stanco!