Questo racconto non avrebbe alcun senso se ci trovassimo negli anni ’80.
Tutti saprebbero, o sarebbero messi nella condizione di sapere, che Maria Luisa Boncompagni, già dicitrice dell’Araldo telefonico, è stata la prima annunciatrice radiofonica nella ormai famosa serata del 6 ottobre del 1924. La stessa Rai, presentando la mostra “La radio storia di sessant’anni 1924 – 1984” non poneva alcun dubbio in merito.
Il catalogo della stessa mostra, a pagina 49, riportando la foto della Boncompagni commentava:
“La prima annunciatrice della radio italiana M.L. Boncompagni. Fu lei ad annunciare i programmi della giornata inaugurale (6 ottobre 1924). Sarebbe poi divenuta la prima diva della radiofonia italiana”.
Nessun dubbio, quindi, per almeno tre quarti di secolo fino a quando, nel 1997, le certezze vennero meno.
Entra in gioco Barbara Scaramucci, allora direttrice delle Teche Rai appena costituite.
Dopo il conseguimento della laurea in legge presso l’università della Sapienza a Roma, ha intrapreso l’attività giornalistica inizialmente per alcuni quotidiani e successivamente per la Rai in qualità di autrice di testi delle rubriche del Tg uno, fino ad assumere l’incarico di direttrice dei telegiornali regionali. Nel 1996 ha progettato la struttura Rai teche finalizzata alla catalogazione di tutti gli archivi audiovisivi dell’azienda e dei relativi diritti con il riconoscimento finale da parte dell’Unesco per la preservazione della memoria storica italiana, con l’attribuzione del premio Web Awards e persino con l’onorificenza di cavaliere della Repubblica nel 2005. Proprio con il repertorio delle teche Rai ha collaborato con G. Salvatores a “1960”, un documentario realizzato nel 2010, vincitore del primo premio al World Awards delle Federazione internazionale degli Archivi televisivi; inoltre con Costanza Esclapon ed A. Nicosia ha curato “1924-2014, la Rai racconta l’Italia”, la mostra itinerante del 2014 per la ricorrenza dei novant’anni della radio ed i sessant’anni della televisione.
Nell’ambito del progetto “Teche” trovò due registrazioni dell’ormai storico esordio del 6 ottobre 1924 negli archivi di Firenze: la prima era quella già nota, la seconda si rivelò l’originale.
La prima non conteneva la frase evidenziata appresso in grassetto e fra parentesi. La seconda, vale a dire l’originale, conteneva tutto:
“Uri, Unione Radiofonica Italiana. 1-RO: stazione di Roma. Lunghezza d’onda metri 425. A tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buonasera. Sono le ore 21 del 6 ottobre 1924. Trasmettiamo il concerto di inaugurazione della prima stazione radiofonica italiana, per il servizio delle radio audizioni circolari, il quartetto composto da Ines Viviani Donarelli, (che vi sta parlando), Alberto Magalotti, Amedeo Fortunati e Alessandro Cicognani, eseguirà Haydn dal quartetto opera 7 primo e secondo tempo”.
E’ chiaro che il senso del discorso, al netto o al lordo della frase evidenziata, cambia: con la frase sorge il sospetto che l’annunciatrice sia Ines Viviani Donarelli.
Barbara Scaramucci, confrontando anche la timbrica delle due voci, dimostrò senza ombra di dubbio che la voce del primo annuncio dell’URI fu quella di Ines Viviani Donarelli, e non di Maria Luisa Boncompagni.
Una volta svelato il mistero rimanevano ulteriori dubbi: chi, perché e quando aveva rimosso la frase dall’annuncio, lasciando intendere che fosse di M.L. Boncompagni mettendo in ombra la Donarelli?
Sul “quando” non è possibile dare una risposta considerando che Barbara Scaramucci si è trovata due registrazioni senza possibilità di datazione e senza alcuna documentazione che potesse essere di supporto. Sul “chi” e sul “perché” possiamo solamente fare delle ipotesi riportandoci a quei tempi.
L’URI era nata molto velocemente e in assenza di condivisione tra tutti gli aspiranti. C’erano state forti vibrazioni, insuccessi in alcune anteprima, problemi di carattere societario, esclusioni di chi poteva dare un contributo al palinsesto, che avevano attivato un abbrivio piuttosto nervoso.
Ines era violinista nello stesso concerto che stava per iniziare e tra fruscii e rumori di fondo annunciava la nascita della prima emittente radio in Italia. Sembrava veramente una comunicazione molto provvisoria, anche se presentata in modo elegante ed ineccepibile. Troppo estemporanea, però, per un momento così solenne. Oltre ai rumori di fondo tipici di una registrazione scadente, pertanto in quel momento non eliminabili, si sentono chiaramente alcuni musicisti scaldare gli strumenti per prepararli all’imminente concerto. Loro potevano sicuramente smettere di scaldarsi.
Ines era la moglie del direttore artistico dell’URI. Maria Luisa, a quei tempi, era l’unica titolata in quanto assunta con regolare concorso. La somma di questi ingredienti porterebbe a ritenere che Ines sia stata la “figura” disponibile ed utilizzata al momento della necessità e che Maria Luisa quella formalmente più opportuna.
Quindi Ines è usurpatrice? Molto probabilmente il rapporto familiare con il direttore artistico dell’URI l’ha messa nella condizione di operare in tal senso. E’ intuibile che non potesse immaginare le conseguenze del suo operato, l’equivoco che in qualche modo ha poi generato per un lungo periodo e l’intrigo tuttora non risolto.
Verosimilmente non è stata usurpatrice perché le circostanze lasciano intendere che non abbia stimolato la situazione ma, piuttosto, ci si dovrebbe essere trovata.
Usurpata? Forse no anche in questo caso: lei era una violinista professionista e non ha mai pubblicamente fatto parola dell’evento. Anche M.L. Boncompagni, cui spetta il merito di prima annunciatrice URI, non si è mai espressa in merito. Verosimilmente nessuna delle due donne si è sentita privata di alcunché.
In questo mondo di congetture si svela una certezza: la nostra Ines, forse emula della paganiniana memoria per il suo essere violinista, non ha ripetuto più.
Un’altra grande donna che, senza chiedere niente, ha fornito un contributo miliare alla storia e al mondo della radio.