RADIORPORTER IN GABBIA

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Il radioreporter in gabbia

Pubblicato da  Arteventi news il  12 Aprile 2020

Siamo agli inizi degli anni’30. La radio si stava adoperando per ampliare i palinsesti cercando di rispondere al meglio alle attese degli abbonati. Dopo le produzioni in studio stavano andando per la maggiore quelle esterne, che rendevano lo strumento molto gradito e assai più confidenziale. A volte i radio-reportage, specie quelli sportivi, avevano bisogno di rumori ambientali che fungevano da cornice e da catalisi alle notizie dispensate. Durante un match di boxe, per esempio, poteva essere piacevole sentire la scarica dei pugni che faceva eco al commento. O, ancora, durante una corsa di cavalli sentirne il trotto e le grida degli scommettitori. Bello a raccontarsi ma, purtroppo, non sempre i rumori si potevano misurare ed acquisire nella dimensione gradita. Qualche volta pervenivano con un’intensità elevata disturbando non poco i commenti verbali. A questo ha rimediato la stazione trasmittente di Praga con un’idea geniale: il sistema del radioreporter in gabbia. Si era fatta costruire una piccola cabina portatile, facilmente smontabile, in vetro, nella quale il reporter era al riparo da ogni rumore esterno. Aveva comunque la possibilità di godersi e commentare lo spettacolo che gli si stava svolgendo intorno. Quando voleva acquisire i rumori come sottofondo allo speach, non aveva altro da fare che aprire lo sportello, tutto o in parte a seconda dei decibel necessari. Tutto bene, quindi? Ebbene si, secondo i giornali cecoslovacchi. Tuttavia di questa “brillante accortezza” non si è più sentito parlare ed è caduta nel dimenticatoio. Non credo che i radioreporters ne sentano la mancanza ma, specie di questi tempi, potrebbe rivelarsi ancora utile: magari potrebbe essere data in prestito a qualcuno per vivere meglio la propria ipocondria.

Umberto Alunni