TELEGRAFIA CON MEZZI MECCANICI: COMUNICARE PRIMA DELLA RADIO – TERZA PUNTATA

https://arteventinews.it/2020/12/06/telegrafia-con-mezzi-meccanici-terzo-appuntamento-con-la-comunicazione-prima-della-radio/

Telegrafia con mezzi meccanici: terzo appuntamento con la comunicazione prima della radio

Pubblicato da  Arteventi news il  6 Dicembre 2020  

Dopo aver parlato di telegrafia acustica con il solo uso della voce, parliamo dell’utilizzo di mezzi meccanici. La portata era ancora limitata. In tempi meno recenti alcuni oggetti che si ritrovano in natura venivano utilizzati quali mezzi per amplificare la propria voce ed estenderne la portata: corna di animali e conchiglie, con il proprio interno cavo di diametro crescente, consentivano di ridurre la dispersione del suono. Purtroppo non era possibile trasmettere messaggi riservati perché il segnale acustico che ne derivava era poco direzionale. Ricordiamo anche i rintocchi delle campane della chiesa, usati per chiamare a raccolta i fedeli o per fornire altre informazioni (es: nascite e morti). Il “cavaliere di Morland” aveva presentato al re d’Inghilterra nel 1670 delle “trombette parlanti”, lunghe circa un metro, la cui portata poteva raggiungere due o tre miglia.

Un secolo più tardi il francese Dom Gantey dimostrò che, per mezzo di tubi interrati, la voce si poteva propagare e rimanere intelligibile fino a 300 metri di distanza. In questo caso non si trattava di un vero “tele-grafo”, ma di un “tele-logo” (discorso a distanza). La comunicazione vocale per mezzo di tubi è stata del resto utilizzata fino a tempi recenti all’interno di grandi edifici, alberghi e simili. all’estremità di ogni tubo vi era un tappo foggiato a fischietto; per chiamare qualcuno bastava togliere il tappo al tubo giusto e soffiarvi dentro; il destinatario ascoltava il fischio di chiamata, toglieva il tappo dalla sua parte ed avvicinava l’orecchio all’estremità del tubo.

In uno dei volumi dei Voyages di Bernoulli (1700-1782) a Berlino viene descritta una specie di tam-tam costituito da cinque campane di diverso suono, le cui differenti combinazioni generano tutte le lettere dell’afabeto. E’ stata anche utilizzata la possibilità di avvistare a distanza l’arrivo di aerei ascoltandone il rumore: venivano impiegati non vedenti, con udito affinato, muniti di grandi “cornette” a imbuto, utili per raccogliere anche il suono più debole.

Umberto Alunni