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Pubblicato da Arteventi news il 31 Gennaio 2019
Per “musica elettronica”, di primo acchito, intendiamo qualsiasi produzione di sonorità in assenza di strumento musicale convenzionale generata sinteticamente con apparati composti da transistors, circuiti integrati e altri componenti passivi.
In una parola, Moog, strumento utilizzato a cavallo degli anni sessanta e settanta da nomi celebri, tra tutti: Le Orme, Premiata Forneria Marconi, Giorgo Moroder, il Guardiano del Faro.
Ma per individuare la sua vera origine è opportuno fare un ulteriore salto all’indietro, un salto di mezzo secolo. Siamo nel 1919. L’idea venne a Thermen, un violoncellista russo, mentre compiva esperimenti nel laboratorio del fisico Abram Ioffe.
Lo strumento è composto fondamentalmente da un sistema di generazione di onde elettromagnetiche e due antenne poste sopra e a lato di un contenitore nel quale sono cablati tutti i componenti elettronici. Il controllo avviene allontanando e avvicinando le mani alle antenne: mediante quella superiore (posizionata verticalmente) si controlla l’altezza del suono, quella laterale (posta orizzontalmente) permette di regolarne il volume. Il timbro può variare tra quello di un violino e quello vocale generando sonorità fino ad allora impensate.
Lo strumento è considerato molto difficile da suonare proprio perché lo si suona senza toccarlo, quindi senza riferimenti visibili alla posizione relativa delle due mani. Il suo inventore lo battezzò Eterofono. Successivamente, in onore del suo inventore, venne chiamato Theremin.
La più grande interprete dello strumento fu Clara Rockmore, una violinista di origine lituana naturalizzata statunitense che, non potendo proseguire per motivi di salute la sua attività, si dedicò al nuovo strumento.
Chi avesse piacere di vedere dal vivo lo strumento può visitare il museo della radio presso la sede RAI di Firenze, sapientemente curato dai soci dell’AIRE (Associazione Italiana Radio d’Epoca).
Ancora una volta Marconi e i suoi illustri predecessori avevano contaminato un ulteriore campo, quello musicale che, forse, non era nelle loro priorità.