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Pubblicato da Arteventi news il 26 Gennaio 2020
Nell’immaginario collettivo l’origine dei telefoni cellulari si fa risalire agli anni ‘80. Si potrà rimanere stupiti alla notizia che per il loro esordio, invece, vanno fatte girare le lancette indietro di ben mezzo secolo! A metà degli anni ’30 Domenico Mastini ideò il primo telefono portatile in assoluto. Venne realizzato dalla famosa fabbrica di Saronno Fimi-Phonola.
Era possibile telefonare, da un veicolo provvisto di questo dispositivo, a ogni apparecchio della rete telefonica urbana automatica.
Poteva contare su un ricetrasmettitore fisso con trasmettitore operante sulla frequenza dei 46 MHz e un ricevitore operante sui 42 MHz. L’apparecchio telefonico, viceversa, aveva il trasmettitore sui 42 MHz e il ricevitore sui 46 MHz. Il telefono installato sulla vettura si poteva collegare alla rete telefonica per distanze dal ricetrasmettitore fisso fino a qualche decina di chilometri.
Il suo progetto è basato su una serie di ripetitori radio automatici, disposti sulle alture a coprire il territorio nazionale, verso i quali dovevano essere indirizzate tutte le telefonate interurbane.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale congela il progetto di Mastini che, nel ’42, progetta una centrale di commutazione piazzata sul monte Penice per collegare le principali città del nord, sempre via radio.
L’unico collegamento effettuato è, però, durante la repubblica di Salò, tra Milano e Bergamo, grazie all’apparato posto sulla collina di san Vigilio.
Alla fine della guerra il progetto Mastini sarà accantonato per almeno due motivi: il successo del ponte radio di Francesco Vecchiacci tra Milano e Roma e la decisione di ricostruire la rete telefonica nazionale puntando sul cavo.
A prescindere dalle circostanze in cui ciò è avvenuto, adesso sappiamo con precisione chi dovremo osannare, o additare in altro modo, per averci avviato all’uso dei nostri smartphones.