UNA RADIO DI NOME CATERINA

https://arteventinews.it/2019/11/09/una-radio-di-nome-caterina/

Pubblicato da  Arteventi news il  9 Novembre 2019

Quasi alla fine della seconda guerra mondiale, gli ufficiali che non aderivano alla Repubblica Sociale, erano internati e, sempre più spesso, declassati al rango di deportati qualsiasi. A Sandbostel, in alta Sassonia, matura la storia di Caterina, non una donna ma una radio costruita con mezzi di fortuna. Riuscirono a far entrare una valvola nascosta dentro una borraccia opportunamente lavorata nel fondo. Tutto il resto, costruito dal niente nel Lager attorno a quella valvola, ha dell’incredibile.

Lo scrittore Guareschi, che di quella radio era l’anima, ci ha tramandata il ricordo con molta precisione.

La pila di accensione era formata da un vasetto usato di carne con un pezzo di carbone avviluppato in uno straccio e da un pezzetto di lamiera di zinco tagliato dalla rivestitura dei lavatoi. Il tutto era immerso in una soluzione di sale da cucina e ammoniaca, quest’ultima ottenuta dosando orina e capelli. Il condensatore variabile di sintonia era ottenuto col lamierino di una ex scatoletta di carne e pezzetti di celluloide. L’antenna consisteva in un filo che partiva da un chiodo e aveva il capo libero unito ad un pezzo di stagnola che veniva stretta fra i denti del marconista. La resistenza fissa era formata da carta da margarina strofinata con la grafite delle matite, la cuffia da un portasapone da barba, cartone, cera di candela, filo isolato e magnetini. Questi ultimi erano stati tolti, con grande rischio, dalla dinamo (rimontata di volta in volta) di una bicicletta che l’addetto all’ufficio pacchi lasciava appoggiata alla baracca. La batteria (anodica) era costruita con venti monete da due soldi racimolate fra i seimila ufficiali, venti dischi di zinco dei lavatoi, venti dischi di panno ritagliati da una coperta e acido acetico trovato in qualche scatoletta da casa. Il tutto riusciva a fornire 20 volt per tre quarti d’ora di ricezione. La regolazione della sintonia era ottenuta allontanando o avvicinando dal pavimento inumidito il piede del marconista. Questa era la prodigiosa Caterina che, in gran segreto, trasmetteva la speranza di un mondo migliore a chi di quel mondo aveva sempre più bisogno.