ANNI TRENTA – IL RADIOCRONISTA BIONICO

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Anni trenta: il radiocronista bionico

Pubblicato da  Arteventi news il  17 Luglio 202

Il calcio è stato sempre considerato uno degli sport più popolari. Anche agli inizi degli anni ’30 la passione per il pallone mieteva vittime a più non posso. Se ne erano ben presto rese conto le emittenti radiofoniche che, soprattutto nei più importanti incontri di calcio, non facevano mai mancare la loro presenza. Di norma era sempre presente un tecnico inviato dalla più vicina stazione radiofonica per trasmettere ai lontani ascoltatori le varie fasi del popolarissimo gioco.

Bisognava ancora risolvere alcune problematiche che rendevano il compito assai arduo. C’era il problema della distanza, perché l’inviato non sempre godeva di un posizionamento che gli consentisse un’agevole visione di tutto il campo da gioco. Bisognava prendere appunti e per questo c’era bisogno di una o due mani, a seconda di dove stava appoggiato. Qualche altro problema veniva ispirato dalla strumentazione che spesso aveva bisogno di tarature, aggiustamenti e calibrature. Abbiamo sufficiente materiale per comprendere come la sua vita professionale non fosse poi così semplice. Tuttavia la scrittura e la regolazione degli apparati trasmittenti poteva essere adeguatamente risolta con scaltrezza. Ma per la distanza e la visione completa del campo cosa si poteva fare? Forse un binocolo sarebbe stato utile ma mancava all’appello una ulteriore mano considerato che le due di “serie” erano già occupate. Per risolvere la questione è stato ideato un elmetto formato con strisce di cuoio, che sosteneva il binocolo necessario per osservare meglio come si svolgeva la partita. La tecnica aveva risolto ciò che la natura umana, dotando l’individuo di due sole mani, non poteva definire.

Tutto è bene quel che finisce bene, tranne l’aspetto estetico: il cronista poteva sembrare un incrocio tra un rapace incappucciato prima di uno spettacolo, ed un borghese che si prepara ad andare a letto indossando la cuffia per mantenere la piega dei capelli.

Umberto Alunni

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