COMUNICARE PRIMA DELLA RADIO QUINTA PARTE: LA TELEGRAFIA OTTICA FIN DALLE ORIGINI

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La telegrafia ottica fin dalle origini: comunicare prima della radio quinta parte

Pubblicato da  Arteventi news il  20 Dicembre 2020Categorie Tags 

Il telegrafo ottico è stato diffuso fin dai primordi. La storia ci restituisce molte esperienze in tal senso. Omero (IX–VIII secolo a.C.) e Pausania (V secolo a.C.) parlano di segnali tramite fuochi usati anche nella guerra di Troia e, ancora prima, nella festa delle fiaccole ad Argos. Si parla anche di torri su cui si accendevano fuochi sul promontorio di Sigea e sull’isola di Pharos. Il poeta tragico Eschilo (525 – 456 a.C.) descrive questo modus operandi nell’”Agamennone”. Secondo la Bibbia Mosè guidò gli Ebrei nella loro fuga dall’Egitto aiutandosi di colonne di fuoco e fumo. Polibio, storico e politico greco del III sec. a.C. comprese che le torce utilizzate nel sistema di Enea il Tattico potevano essere utilizzate per trasmettere segnali di sincronismo (telegrafo ad acqua) ma anche l’informazione vera e propria. Creò allora un codice fatto da una tabella di 5 righe e 5 colonne, che esprimeva 25 lettere dell’alfabeto. Il sistema si basava sulle torce sollevate dalle due mani di un uomo. Alla mano sinistra erano associate le righe ad alla destra le colonne. Per trasmettere, ad es., la lettera B l’uomo sollevava una torcia nella mano sinistra e due torce nella mano destra. Il telegrafo a fiaccole di Polibio è stato tra i sistemi di telecomunicazioni più utilizzato nella storia, almeno fino quasi al XVIII secolo. I Romani adattarono questo sistema di trasmissione utilizzando torri di segnalazione lungo le consolari e le strade costiere. Due giorni era il tempo impiegato per trasmettere un messaggio da Roma alla Gallia ai tempi di Giulio Cesare. Per giungere dall’altra parte del mediterraneo il messaggio impiegava due giorni. La colonna traiana (113 dopo Cristo) riporta l’unica citazione da Roma antica (anno 867 di Roma) dell’uso di segnalazioni per mezzo di torce. Nell’intero impero romano si contavano circa 1400 stazioni con fuochi di notte e stendardi di giorno.

Umberto Alunni