CURIOSANDO SU MARCONI – UN PREDECESSORE HEINRICH DANIEL RUHMKORFF

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CURIOSANDO SU MARCONI – UN PREDECESSORE HEINRICH DANIEL RUHMKORFF

Pubblicato da  Umberto Alunni il  7 Aprile 2024

Per giungere alla realizzazione della radio, intendendo per tale un apparato in grado di trasmettere un segnale e farlo ricevere ad un altro a distanza, Guglielmo Marconi ha utilizzato alcuni moduli, strumenti ed intuizioni già presenti e disponibili.

Uno di questi è il rocchetto di Ruhmkorff, definibile, da un punto di vista tecnico, un rocchetto ad induzione.

Il suo primo nome proviene da quello del suo inventore Heinrich Danil Ruhmkorff.

Si occupava di elettromeccanica. Era nato ad Hannover nel 1803 e visse fino all’età di 74 anni.

Nel 1840 impiantò un’officina per suo conto per la costruzione di apparecchi elettrici ed elettromeccanici. Da questa, fra gli altri prodotti, uscì un galvanometro, perfezionamento esecutivo di quello del Nobili, che ebbe molta rinomanza per la sua perfetta esecuzione. Successivamente iniziò la fabbricazione dei rocchetti d’induzione che portano il suo nome. Nel 1855 i suoi apparecchi, all’esposizione mondiale, gli valsero la medaglia di prima classe e la croce della Legion d’onore. Nel 1864, per i successi ottenuti nella costruzione e diffusione commerciale del suo rocchetto, ebbe il premio Volta di 50 mila franchi. La sua fabbrica s’ingrandì progressivamente, e si trasformò dando origine agli Ateliers J. Carpentier, che tuttora esistono.

Un rocchetto a induzione è un particolare tipo di bobina. Più semplicemente è  un trasformatore utilizzato per produrre impulsi ad alta tensione partendo da una sorgente di corrente continua a bassa tensione. Per produrre le variazioni di flusso necessarie a indurre la forza elettromotrice nell’avvolgimento secondario, la corrente continua che circola nel primario è interrotta ripetutamente mediante un contatto vibrante chiamato interruttore. Il termine ‘rocchetto a induzione’ è utilizzato anche per indicare una bobina nella quale circola una corrente alternata ad alta frequenza in grado di riscaldare gli oggetti posti al suo interno come avviene nei forni a induzione.

Le utilità furono molteplici ma quella che più ci interessa è quella che ha supportato Marconi nella sua invenzione.

Nel 1893, e negli anni successivi, il rocchetto poté segnare al proprio attivo l’applicazione alla generazione delle onde hertziane, che alcuni anni dopo ebbe applicazione industriale alla radiotelegrafia con onde smorzate. Sostituita questa quasi interamente con la radiotrasmissione a onde persistenti, il rocchetto ha pressoché perduto questo campo di uso. Un’altra importante applicazione si è avuta nella generazione dei raggi X; e nonostante che ivi, per le potenze maggiori siano sorti molti apparecchi concorrenti e più efficaci, l’uso del rocchetto di R. è ancora grandissimo. Anche il rocchetto di Tesla è una derivazione di quello di R., un adattamento di esso per le frequenze altissime.

Guglielmo utilizzò il rocchetto nelle prime fasi delle sue sperimentazioni. La generazione delle onde elettromagnetiche da trasmettere provocava delle scintille e dei suoni che avevano del suggestivo. Basti pensare che, soprattutto nella notte, nella quiete della campagna bolognese, alcuni vicini di Marconi alimentavano leggende che finivano per credere alla rievocazione degli spiriti, tanto era il baccano e il gioco di luci che si provocava.

Ad ogni modo Ruhmkorff ha contribuito notevolmente all’opera di Guglielmo Marconi e senza nulla togliere al suo personale talento, va ricordato anche come illustre predecessore del grande inventore.

Umberto Alunni

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