Pubblicato da Arteventi news il 24 Gennaio 2019
Nel 1938, periodo di piena espansione della radio, una rivista tecnica rendeva noto che in una mostra dell’artigianato, tenutasi a Siena, venivano esposti due lavori spettacolari e degni di menzione. Gli autori non erano due ingegneri, scienziati o simili ma due alunni della Regia scuola tecnica industriale della città.
Il primo aveva realizzato una intera radio a cristallo di galena all’interno di un guscio di noce. L’altro, addirittura, in un pinolo. In quel periodo l’uso del cristallo di galena rispondeva pressoché esclusivamente al criterio della economicità, non essendo particolarmente sentita la necessità di miniaturizzare. In ogni caso gli apparecchi della specie disponibili in commercio, e quelli autocostruiti, di norma non misuravano mai meno di dieci centimetri per lato.
Era la dimensione minima per consentire adeguati alloggiamenti per tutti i relativi componenti. È per questo motivo che i due manufatti suscitarono meraviglia anche agli occhi di chi, quali collaboratori di riviste specializzate, non erano uso stupirsi facilmente di fronte alle evoluzioni della tecnica.
Con queste innocenti pulsioni esordiva l’infinito viaggio verso la miniaturizzazione che da lì a pochi anni darà risultati fino ad allora ritenuti impensabili.