PSICOLOGIA DELLA RADIO

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Psicologia della radio

Pubblicato da  Arteventi news il  12 Settembre 2021Categorie Tags 

La rivista “Scintilla elettrica” pubblicava un sunto riportato sulla rivista “La radio”, metà anni ’30, in materia di psicologia della radio dell’allora famoso psicologo Renato Sudre. Si leggeva che “la psicologia della radio è tutto quell’insieme di nuovi raffinati bisogni che la radiofonia, sempre più trasformandosi e perfezionandosi, è chiamata a creare in noi e che essa sola può soddisfare”. Oggi siamo abituati a interagire con questi principi di marketing, ma quasi novant’anni fa erano concetti assolutamente innovativi. Secondo il Sudre, se lo scopo ideale da raggiungere è la ricostruzione della vita sotto i suoi molteplici aspetti bisogna prevedere che, magari, dopo la fotografia in movimento e sonora (cinema), debba auspicarsi la fotografia odorante per il piacere dell’olfatto e, infine, la fotografia in rilievo per il piacere del tatto. Lo studioso auspica, inoltre, la fine delle “melanconiche” conversazioni letterarie, economiche e tecniche di cui la radiofonia deliziava i suoi ascoltatori. La vera eloquenza è impossibile davanti al microfono e pertanto queste forme di intrattenimento sarebbero state soppresse in un prossimo futuro. Estendendo la portata del proprio ragionamento Sudre auspicava un roseo avvenire per il reportage, partendo da quello sportivo, estendendolo ad altre forme di intrattenimento. Immaginava di descrivere i ricevimenti di Corte, le cerimonie ufficiali, le riviste militare, gli arrivi di Sovrani, di uomini celebri e così via. Così gli auditori della TSF (telegrafia senza fili) avrebbero avuto l’illusione di assistere, comodamente seduti in poltrona, a quanto si svolgeva in più parti del mondo. Ma anche a questo punto l’animo dell’insofferente psicologo non era pago: il reportage radiofonico non avrebbe mostrato, purtroppo, che avvenimenti preparati e preveduti, al netto di una corazzata che incagli, un marito che uccida la moglie, un’automobile capovolta o un treno che deragli. Si consolava sostenendo che, del resto, l’avvenire della TSF sembrava si orientasse sempre più verso la musica e, se è vero che la musica affina i costumi, l’umanità sarebbe diventata, fra una o due generazioni, squisitamente civile ed evoluta.

Provo a sintetizzare il Sudre pensiero: la radio deve creare i bisogni e poi soddisfarli rischiando di inserirsi in un vortice senza fine. Forse è opportuno non parlare più di argomenti particolarmente seri e dedicarsi al reportage che, però, non restituirebbe appieno la vera fragranza e suggestione dell’argomento trattato. Comunque si tratta di false preoccupazioni perché l’avvenire della TSF è la musica.

Credo che a Sudre non mancasse fantasia e capacità di rivedere le proprie idee. Forse una cosa gli mancava: un buon psicologo!

Umberto Alunni

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