UMBERTO ALUNNI. DALLE ONDE RADIO AL WEB: LA RADIO CONTINUA A TRASMETTERE

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Umberto Alunni. Dalle onde al web: la radio continua a trasmettere

di Antonio Fresa

12 Febbraio 2021

La lunga storia della radio che, dai primi passi alle sfide con il video e con il web, ha saputo adattarsi a tutte le innovazioni tecniche e a tutti i contesti sociali. Uno strumento usato in mille occasioni, un oggetto presente ovunque.

Con Umberto Alunni, socio Aire e divulgatore radiofonico, abbiamo parlato di radio, di storia e dei mille aneddoti intorno a questo strumento capace sempre di vivere una nuova vita, sia da un punto di vista tecnico che per i contenuti e la capacità di raggiungere un pubblico assai largo.

Quali evoluzioni ci sono state, a suo parere, nei decenni? E quali sono quelle più importanti da segnalare e raccontare?
Parlerei di tre tipologie di evoluzione: industriale; design, palinsesto.

La radio è anche un oggetto che ha fatto e fa bella mostra di sé nei più svariati contesti. Passiamo, quindi, a considerare l’evoluzione della radio dal punto di vista del design. Lei possiede fra l’altro una collezione di apparecchi radiofonici.

Il popolo dei designers di radio è stato molto numeroso.
Ricorderei, prima di tutto, alcuni di quelli che hanno disegnato alcuni apparati presenti anche nella mia collezione: Luigi Figini e Gino Pollini (La Voce del Padrone Modello Eridania -1933); Pierluigi Spadolini (Radio Marelli RD191 – 1957); Piero Bottoni (CGE Supergioiello – 1949); Von O. F. Henrich (Irradio IR500 – 1946).
E non possono essere dimenticati anche: Adriano Rampoldi (Europhon h10 – 1970); Rodolfo Bonetto (Voxson tanga – 1976); Marco Zanuso e Richard Sapper (cubo Brionvega – 1965); Luigi Caccia Dominioni (Phonola 547 – 1940); I fratelli Castiglioni (Nova radio, Phonola 547 e altre); Giò Ponti (rivista Domus).
La datazione di un apparecchio in base alle sue forme non è sempre facile.
Nella prima metà degli anni ‘20 il numero di radio in circolazione era veramente limitato e le forme erano di vario tipo tendenti al classico, con influenze barocche e liberty.
Alla fine degli anni ’20 le strutture iniziano un percorso di “normalizzazione” pur con
altoparlante e batterie separate.
Bisogna riconoscere che la storia della radio si fece negli Stati Uniti. Fino al termine degli anni ’20 i mobili erano belli, particolari, veri e propri gioielli di ebanisteria. La crisi del ’29 costrinse le fabbriche a un radicale cambiamento e chi non si è allineato ha avuto vita breve.
Dall’inizio del 1930, anche grazie all’avvento della produzione in serie, tutti gli elementi venivano riportati all’interno di un unico involucro. I modelli dell’epoca erano caratterizzati da forme arrotondate, da scale piccole che si allargavano solo dalla metà del decennio. Nella maggior parte dei casi si sviluppavano in verticale.
I mobili di questa sobrietà sono stati appena preceduti dalle radio a cupola, o a cattedrale. Molte fabbriche si cimentarono nella produzione delle radio a cattedrale, ma la Philco e la Philips si sono distinte per la varietà, la bellezza e la numerosità degli esemplari prodotti e messi sul mercato.
Negli anni ’40 le radio diventano orizzontali con altoparlante a lato della scala e delle manopole. I mobili sono in legno o bachelite e possono ospitare anche i grammofoni, di norma nella parte superiore. Le dimensioni continuano ad essere importanti.
Nell’immediato dopoguerra i mobili si semplificano anche se seguono la linea di inizio decennio. La plastica viene utilizzata moltissimo, così come le pulsantiere al posto dei precedenti commutatori.
Con gli anni 50 inizia il declino delle valvole. La produzione si apre alle radio a transistor, più piccole ed economiche. Negli ambienti domestici la radio, sia per dimensione, che per importanza, assumerà un ruolo sempre più complementare alla televisione. La radio è ormai diventata un elettrodomestico.

Abbiamo fin qui seguito l’evoluzione della radio dal punto di vista industriale e del design. L’altro grande versante evolutivo è quello dei programmi e del palinsesto. Quali sono le cose più importanti da ricordare?
La programmazione del 1924 è partita senza ricorrere ad esperienze già presenti in Italia. Parliamo di Radio Araldo dell’ingegner Ranieri, radio che già funzionava seppur in modalità geografica ristretta, e dell’Araldo Telefonico, sempre dell’ingegner Ranieri che, in logica broadcasting, utilizzava le linee telefoniche per trasmettere la programmazione.
In assenza di emulazione, senza soluzione di continuità con il pregresso, la qualità della programmazione è partita in salita: poche ore coperte e qualità discutibile. Ci sono voluti anni affinché si coprisse buona parte della giornata. Un buon abbrivio è stato dato dai nuovi gruppi canori che hanno spostato l’attenzione degli ascoltatori verso la musica leggera. Tra tutti si rammentano le sorelle Lescano, che hanno dato una vera svolta facendo spostare l’ago della bilancia verso musica meno impegnata.
Un confronto tra il palinsesto del 1929 e quello del 1940 confermava ampiamente quanto appena detto: fatto cento il totale dei programmi radio, la musica, che non fosse lirica e concerti sinfonici, passava dal 28% al 34,1%. Insomma, il trio Lescano, cavalcando l’onda musicale che stava investendo il mondo dello spettacolo italiano, ha contribuito alla diffusione ed all’utilizzo della radio
Andando avanti negli anni, i maggiori investimenti in infrastrutture determinarono un maggior numero di utenti, ulteriori entrate in termini di canone, maggiori disponibilità per la programmazione e, di conseguenza, una costante evoluzione del mezzo radiofonico, del suo utilizzo e, quindi, del palinsesto.

La radio e le radio sono state utilizzate nei contesti più diversi e particolare. Come potremmo analizzare una sorta di “fenomenologia della radio”?
Ricordare tutti i contesti in cui la radio è stata utilizzata sarebbe un’impresa complessa e lunga. Mi permetto, quindi, di fornire soltanto alcuni riferimenti per far capire in quante occasioni la radio è stata protagonista. E a proposito di un’impresa che sarebbe titanica, ricorderei che è stata utilizzata nel salvataggio del Titanic. Ricorderei poi che è stata usata dal regime nel progetto Radiorurale e in altri progetti (radio rurale, radio balilla, radio Roma) e che ha avuto una grandissima importanza nella prima e nella Seconda guerra mondiale. Pensiamo, poi, all’utilizzo in ambito religioso (la Radio Vaticana, è stata impiantata ad opera di Marconi). Vorrei, infine, ricordare il fascino che la radio ha esercitato su di un personaggio davvero speciale come Gandhi. Mi fermo qui per ovvi motivi.

Si è spesso detto, in occasioni diversissime, che le radio sarebbero finite in soffitta. Invece, questo strumento sembra capace di resistere ad ogni innovazione tecnologica e riproporsi in forme diversissime. Quale situazione abbiamo oggi?
La radio ha fascino, continua a mantenerlo fin dal suo primo anelito di vita.
L’idea di poter ascoltare qualcuno senza vederlo ha suggestionato i primi utenti. La possibilità di fruire delle sue utilità, senza impegnare altri sensi se non l’udito, ne fa uno strumento intelligente, non invasivo, non impegnativo.
Nel corso degli anni ha cambiato pelle senza minimamente preoccuparsi del suo posizionamento rispetto ad altri media. Non se ne è curata, non certo per snobismo ma per l’assoluta consapevolezza di non temere alcuna concorrenza. Continua ad essere importantissima e più della metà degli italiani la ascolta tutti i giorni.

Quale rapporto esiste oggi fra la radio e la comunicazione on-line?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo parlare di DAB e Web Radio. Analizziamo un attimo le diverse questioni.
La Radio DAB+ (Digital Audio Broadcasting, di seconda generazione), è il nuovo standard che è obbligatorio per tutte le auto. Si tratta di uno standard di radiodiffusione digitale che permette di avere in radio una qualità paragonabile a quella della musica ascoltata in CD. I vantaggi della DAB+ riguardano principalmente la qualità audio. Non dovendo più necessariamente fare affidamento sulle sfruttatissime frequenze classiche, la ricezione sarà di qualità superiore nonostante non tutta l’Italia riceva copertura effettiva (l’80% coperto da segnale). Niente paura, nell’eventualità di assenza di segnale, la radio si sintonizza sulle frequenze FM che tutti conosciamo. Con la radio DAB+ avremo la possibilità di ricevere anche immagini utili per riconoscere il brano trasmesso, o per le emergenze. I vantaggi della radio DAB+ sono, in maniera riassuntiva: minori interferenze sul segnale; il mantenimento della stazione in funzione della posizione del ricevente; l’introduzione di servizi multimediali innovativi quali DLS, PAD e N-PAD; la “multiplazione del segnale” ovvero condividere a più segnali lo stesso canale; il minor costo dell’impianto trasmettitore per canale: ogni multiplexer trasmette 12-18 canali e ha costi operativi inferiori, è fino 19 volte più efficiente. I costi d’esercizio per ogni programma radio possono essere ridotti di oltre il 90% rispetto all’FM. Insomma, la radio DAB+ è migliore perché consente anche di raddoppiare o triplicare il numero dei programmi trasmessi in un singolo multiplex (bouquet), consentendo l’inserimento di altri servizi radiofonici.
Web radio, invece, sono definite per convenzione tutte le radio che trasmettono unicamente per il web un programma in streaming (il metodo di trasmissione di file audiovisivi in tempo reale su Internet). Gli utenti possono direttamente fruire online dei file senza previo scaricamento su computer personale. Si simula, pertanto, in tal modo la trasmissione di programmi radiofonici e televisivi.
Il primo formato audio che ha reso possibile ciò è stato RealAudio, realizzato da Rob Glaser nell’aprile del 1995, subito seguito dalla piattaforma Microsoft Media Services.
Su internet i siti possono essere aperti e chiusi con estrema facilità e non è perciò possibile tenere una statistica: il Massachusetts Institute of Technology, nel 2002, calcolò 27.000 web radio stabilmente funzionanti sul web, ma ora si stima che si siano moltiplicate.
Dall’epoca dell’introduzione delle Web radio nel 1995 all’epoca attuale il quadro legale è molto mutato. Da un lato c’è stata la focalizzazione delle tematiche dei diritti d’autore, specialmente in campo musicale, vedi Napster ma correlativamente anche il copyleft, dall’altro l’introduzione degli MP3 e l’enorme sviluppo di Internet. Solitamente il carattere di massima economicità nella realizzazione di una web radio può permettere, a chi la pensa e la realizza, di fornire una programmazione altamente specializzata per un pubblico di estrema nicchia. L’esempio italiano è Musicazione, radio on-line interamente dedicata alla musica alternativa ed al Rock Identitario, nata nel 1998 su ispirazione di una web radio scandinava dedicata al Viking Rock, la quale trasmetteva esclusivamente canzoni in svedese e che contava già nel 1997 ben oltre 50.000 visite. Per spiegare un fenomeno del genere occorre accettare il fenomeno che caratterizza la rete internet: la glocalizzazione (crasi di globalizzazione e di locale).
Per completare il discorso faccio anche riferimento ad un progetto che mi vede direttamente coinvolto nella zona di Amelia, in Umbria. Ameria Radio è uno strumento di rilevante utilità sociale per la sua possibilità di dare voce e risalto alle molteplici espressioni culturali del territorio di riferimento. Gira su piattaforma Spreaker, a sua volta integrata con i maggiori siti di podcast come Spotify, Apple Podcast, Google Podcast, Castbox e altri. Il progetto Ameria Radio  è aperto alle varie progettualità che, ad ogni modo, si individuino nel driver dei suoi ispiratori: divulgazione di storia della radio, della musica di qualità e quanto possa riguardare le differenti espressioni correlate, antropiche, sociali e altro, del territorio.

Per lasciarci in una maniera più leggera mi servirei, così anche per simulare una radio, di un piccolo elenco di canzoni, che Lei ha avuto la bontà di condividere, in cui la radio è citata.
Infatti, a conclusione di un discorso sulla vitalità della radio, possiamo vedere in quante canzoni la parola radio è parte integrante del testo:

Non pensarci più Lasciami la radio accesa Lasciami cantare
Irene Grandi, La cometa di Halley

Se dormi al suono dolce Della radio

Tienimi dentro te
Fabio Concato, Tienimi dentro te

Mentre passa distratta la tua voce alla tv
Tra la radio e il telefono risuonerà il tuo addio
Tiziano Ferro, Sere nere

Che io posso fare:
è accendere la radio
e mettermi ad ascoltare.
Eugenio Finardi, La Radio

E Giovanni è un ingegnere che lavora in una radio
ha bruciato la sua laurea
Antonello Venditti, Sotto il segno dei pesci

Io senza te, nel fuoco di un tramonto E poi la radio, il telegiornale
Le bombe a mano niente da fare
Gianna Nannini, Io senza te

Sotto l’armadio (con la radio) Sotto l’armadio (con la radio)
Max Gazzè, Una musica può fare

Una sola potenza, un solo mercato Un solo giornale, una sola radio E mille scheletri dentro l’armadio
Jovanotti, Salvami

Che frugano le tasche della vita
Ed una radio per sentire che la guerra è finita
Claudio Baglioni, Avrai

È che il passato ci esce dalla testa Come canzoni dalla radio
Amori nell’armadio
Marco Masini, Il confronto

Certe canzoni
Che uscivano dalla radio di Silvia Tu seduta a cercare le stazioni
Luca Carboni, Silvia lo sai

(falsificati sempre più di ieri)
Adesso è tempo di cambiare, le radio, tv. (senza bisogno di tornare indietro)
Eduardo De Crescenzo, La vita è un’altra

Chicco è a casa con la faccia sulla radio Che trasmette la rubrica dei consigli
Samuele Bersani, Chicco e Spillo

Culi e catene, assassini per bene
La radio si accende su un pezzo funky Teste fasciate, ferite curate
Jovanotti, Mi fido di te

Che quello che conta è sentire che va
Certe notti la radio che passa Neil Young sembra avere capito chi sei
Luciano Ligabue, Certe notti

Sigarette mai spente Sulla radio che parla
Io che guido seguendo le luci dell’alba
Antonello Venditti, Alta marea

Mi corrono accanto e il buio se l’inghiotte
Alla radio un rock arrabbiato come un pugno allo stomaco Che mi stringe nella notte
Claudio Baglioni, Via

Da passare in centomila in uno stadio
una sera così strana e profonda che lo dice anche la radio anzi la manda in onda
Lucio Dalla, La sera dei miracoli

Antonio Fresa