UNA RADIO A KEROSENE

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Una radio a kerosene

Pubblicato da  Arteventi news il  18 Settembre 2022

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radio a kerosene

La radio, considerata la sua natura di strumento che ha subito una profonda evoluzione nel corso del tempo, è riuscita anche a contaminare altri mondi, non ultimo quello dell’energia che utilizza per il suo funzionamento e le relative fonti. Abbiamo avuto modo di constatare che, pur solo apparentemente ( https://arteventinews.it/2019/01/10/la-galena-un-minerale-che-cattura-le-onde-elettromagnetiche-e-fa-funzionare-la-radio/ ), con il cristallo di galena funziona senza pile e senza corrente di rete. Oggi abbiamo la possibilità di alimentare le nostre radio portatili con moduli fotovoltaici. Ma forse nessuno ha mai pensato che si sarebbero potute alimentare con il kerosene. Per quanto ovvio specifichiamo che la notizia ha un sapore assolutamente giornalistico e non vuole di certo stimolare emulazioni di sorta. Specie in un periodo come l’attuale.

radio a kerosene

Ma veniamo ai fatti. Una rivista americana evidenziava che in Russia, negli anni ’50, si era individuato un processo per generare energia elettrica utilizzando la combustione del kerosene. Per dirla in breve constava di un generatore termoelettrico a sezioni multiple, che trasformava il calore della combustione del kerosene in tensioni di alimentazione. Con ciò si voleva favorire l’utilizzo della radio anche nelle immense aree rurali russe, steppe, tundre e taighe dove ancora non c’era la corrente di rete.

In un altro articolo (da LA SCALA PARLANTE N. 2 DEL 2013), si continuava a parlare della radio a kerosene, traendo spunto da una notizia pubblicata sul “Jornal do Uruguai” del giugno 1983. Si raccontava che la Russia aveva condiviso l’invenzione con l’Uruguay in cambio di carne bovina.

In Argentina, nello stesso periodo, venivano importate le lampade, ma le radio erano autarchiche o quasi. Con questa invenzione ci si scaldava e si ascoltava la radio. Non si ha conoscenza se le lampade a kerosene avessero un manuale delle istruzioni. Ad ogni modo l’articolo sulla rivista americana faceva presente che il funzionamento sarebbe stato migliore con le finestre, se non aperte, almeno socchiuse.

Umberto Alunni

Anche questo articolo è stato ripreso da GOOGLE NEWS