UNA STENODATTILOGRAFA ASSICURA 25 ANNI DI EVOLUZIONE DELLA RADIO

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Per aver potuto fare tutto questo, oltre che brava, doveva essere anche particolarmente attraente.

Me la sono immaginata così. Non so perché ma sento di non essere tanto fuori strada. Cosa avrà fatto di così speciale una stenodattilografa per fregiarsi di questo titolo? Soprattutto: perché è stata tenuta così in ombra? A ben pensare, contribuire a un quarto di secolo di sviluppo non è cosa da poco. E’ ancora più importante il periodo: dal 1912 al 1937.

Ma andiamo con ordine e cerchiamo di comprendere insieme come la nostra piacente ragazza si sia trasformata in Super Steno. Come Clark Kent – Superman ha utilizzato una cabina per trasformarsi. Ma non una cabina telefonica, bensì quella del piroscafo Lusitania.

Siamo nel 1912. Guglielmo Marconi aveva ricevuto l’invito di tenere una conferenza all’Ateneo di Madrid, in vista dell’inaugurazione della grande stazione radiotelegrafica di Aranjuez, destinata a collegarsi con le principali capitali d’Europa e d’America. Secondo il suo strettissimo collaboratore, il Marchese Solari, Marconi disse:

“Sta bene, accetto questo invito ma per il prossimo mese di maggio, perché il 16 aprile devo tenere una conferenza a New York per invito della Electrical Society of America. Anzi le annuncio (rivolgendosi a Solari) di aver ricevuto l’invito della White Star Line di andare a New York col Titanic, in occasione del primo viaggio di quel colosso della Marina Mercantile britannica. Mi è stato riservato un sontuoso appartamento su quell’immensa nave con la sola condizione che io permetta di far preannunciare la mia presenza a bordo. Sembra che ciò riuscirebbe di attrattiva per aumentare il numero di passeggeri. Ho accolto l’invito e partirò il 10 aprile”.

Dopo pochi giorni, contrariamente a quanto previsto, Marconi chiamo Solari nel suo studio. Lo ricevette stando in piedi, di schiena, verso il caminetto che sembrava borbottare per il bel fuoco in onore del grande inventore che amava pazzamente il caldo. In maniere austera e determinata, come suo solito, esordì con il piglio di chi non gradisce replica né commenti: “Le comunico che non parto più con il Titanic. Ho un monte di lettere cui debbo rispondere. Ero di ciò preoccupato (lei sa come io detesti scrivere), quando stamane mi ha telefonato la stenografa del transatlantico Lusitania, una intelligentissima ragazza che non soffre il mal di mare (mentre il mio segretario a bordo è morto) e che mi ha proposto di aiutarmi a sbrigare la corrispondenza arretrata durante la traversata. Il Lusitania parte due giorni prima del Titanic e, come mi diceva quella stenografa, il Lusitania è una nave ormai sperimentata. Io partirò quindi con il Lusitania. Avremo ancora pochi giorni per parlare della importante rete portoghese per la quale lei è riuscito, dopo il successo ottenuto in Spagna, a stipulare una convenzione che ha una grande importanza per l’impiego del mio sistema nella rete mondiale”.

A oltre 100 anni di distanza, avvalendoci della biografia molto fedele, quale quella elaborata dal marchese Solari, oltre all’analisi del contesto, proviamo a fare qualche riflessione in merito alla vicenda “Titanic / Lusitania / stenografa”.

Guglielmo Marconi, seppur in modo malcelato, appare fortemente lusingato quando la White Star Line, una delle più famose e considerevoli compagnie navali britanniche, gli offre la possibilità di fare da testimonial per il viaggio inaugurale del Titanic.

Questa particolare situazione, i cui effetti economici e di immagine sono facilmente intuibili, è prontamente smontata da una semplice telefonata di una stenografa che si propone di aiutarlo nel disbrigo della corrispondenza.

Va ricordato che Marconi era particolarmente sensibile alla pecunia, ritenendo che qualsiasi cosa di valore dovesse essere controbilanciata dal suo tangibile riconoscimento.

Dopo aver provato a ricostruire il contesto facciamoci qualche domanda:

Perché rinuncia ad una passerella così importante per l’epoca quale poteva essere il primo viaggio del grande Transatlantico Titanic?

Come è possibile che una stenografa del Lusitania possa telefonare direttamente a Marconi per proporsi a supporto?

Come faceva la stenografa a sapere che Marconi aveva bisogno di disbrigare la corrispondenza quando era logico che nella sua condizione, almeno nell’immaginario collettivo, potesse permettersi il fior fiore dei collaboratori?

Perché Marconi, nel raccontare che aveva cambiato idea, inserisce l’argomento all’interno di un altro argomento e non consente al marchese Solari di sedersi, tanto meno di replicare?

Sono tutte domande alle quali il lettore potrà provare a dare un senso ed una risposta. Il resto della storia è nota. Il Titanic è affondato portandosi con sé 1.500 delle 2.200 persone a bordo. Le restanti 700 sono state salvate proprio per gli SOS lanciati con la radio di Marconi, captate dall’imbarcazione Carpathia, che impiegò non meno di quattro ore per giungere sul luogo del disastro. Si sarebbero potute salvare più persone se tutte le imbarcazioni che navigavano intorno al Titanic avessero avuto a bordo una radio ricetrasmittente. Allora detta strumentazione non era ancora obbligatoria.

Se Marconi si fosse trovato a bordo dello sfortunato piroscafo non si sarebbe risparmiato e sarebbe rimasto fino all’ultimo per lanciare gli SOS. La sua fine sarebbe stata inevitabile: sarebbe colato a picco con il Titanic lanciando l’ultimo segnale di soccorso utile.

Questa vicenda procurò all’inventore ulteriore visibilità ed opportunità di business. Il mondo si era reso conto della grandissima importanza della radio. Purtroppo questa consapevolezza si era dovuta consolidare con la sciagura del Titanic.

Intanto Marconi, imbarcandosi sul Lusitania, si era salvato potendo consegnare alla storia altri 25 anni di possibili studi e ricerche sulla radio, vale a dire fino al 1937, anno della sua scomparsa. Ironia della sorte, tre anni dopo anche il Lusitania fu affondato, questa volta non da un iceberg ma da un evento molto meno naturale: un siluro lanciato da un sommergibile tedesco, in piena prima guerra mondiale (7 maggio 1915).

I giorni successivi al disastro del Titanic furono molto intensi per Marconi: festeggiamenti con i superstiti, altri ricevimenti e messa a punto di una serie di opportunità commerciali legate al migliore sviluppo della sua invenzione.

Quando le nubi dell’”appena dopo” si diradarono ebbe modo di ragionare meglio sull’accaduto e sul pericolo scampato. Sempre attingendo dalla biografia curata dal marchese Solari si racconta che, dopo una lunga pausa durante la quale la terribile tragedia continuò ad assorbire i suoi pensieri, esclamò:

“Oh, a proposito…. Io debbo ricordarmi della signorina stenografa del Lusitania. Senza il suo intervento e la sua insistenza, io sarei imbarcato sul Titanic …. E avrei seguito la sorte dei suoi radiotelegrafisti …. Non avrei certo abbandonato la stazione radio”.

E tacque.

Pur nel rispetto della memoria ci piace pensare che l’avvenenza della stenodattilografa, della quale non conosciamo i veri tratti somatici, né il nome, combinata con la arcinota carica sexy esercitata dal nostro inventore, possano aver generato quello che, di norma, succede quando le persone si incontrano con il favore del contesto e degli astri.

In ogni caso la nostra Innominata ha fatto in modo che Guglielmo Marconi non venisse consegnato alle onde marine. Proprio Guglielmo che, pur amante del mare, dovendo scegliere tra le varie onde, avrebbe sempre preferito quelle elettromagnetiche.

Per questi motivi sono dell’avviso che la sconosciuta stenodattilografa del Lusitania possa essere considerata una tra le donne più importanti per la radio, per aver assicurato il nostro inventore al mondo per un altro fecondissimo quarto di secolo.