Pubblicato da Arteventi news il 10 Maggio 2019
Gli appassionati di musica, appena possono, si dotano di un impianto stereofonico per godersi un ascolto di qualità. Negli anni ’70, di norma, un impianto commerciale era composto da amplificatore, piastra di registrazione, piatto, sintonizzatore e casse acustiche. Andando indietro nel tempo, fino agli anni ’40, gli impianti erano più semplici e, in ogni caso, non tenevano in alcun conto della piastra di registrazione.
Ma per arrivare al primo apparecchio in grado di avvicinarsi al concetto odierno di impianto stereo bisogna fare un doppio carpiato e atterrare nel 1930. In quell’anno la Philips, nota casa costruttrice di radio, e non solo, si inventò il CASAPHONE, un apparecchio che, a dire il vero, doveva fare ancora molta strada prima di potersi definire un bell’oggetto da arredamento. La pubblicità dell’epoca lo pennellava come la combinazione ideale di radio e grammofono.
Comprendeva un rack, un altoparlante staccato, un grammofono, una piccola installazione amplificatrice ed un eccellente apparecchio radio per la ricezione della stazione locale o vicina.
Per la sua novità, era possibile richiedere una dimostrazione presso il concessionario più vicino. Siamo ad appena 6 anni dalla prima trasmissione ufficiale italiana.
Questa sorta di Frankstein casalingo non incontrò un particolare favore nel pubblico. I tempi non erano maturi e si stava ancora dibattendo sull’utilità della radio nonché della sua possibile convivenza con il grammofono. Aveva però il non trascurabile pregio di potersi collegare alla rete elettrica e non far manovrare troppi strumenti per raggiungere una qualità di ascolto comunque accettabile per quei tempi.